Rignano Flaminio (Roma) - Spunta anche «un ulteriore fatto di reato commesso in danno di (...)», uno dei bimbi già coinvolti nella prima parte dell’inchiesta sulla pedofilia a Rignano Flaminio. Lo rivela a verbale il 6 marzo scorso Marcella Fraschetti Battisti, la psicologa incaricata delle consulenza sulle presunte vittime di abusi e violenze. Stavolta, però, le molestie non sarebbero avvenute nè all’asilo «Olga Rovere» né all’interno delle abitazioni dei sei arrestati. «Fatti - racconta al pm di Tivoli Marco Mansi - che si sarebbero verificati in una ludoteca di Rignano Flaminio». Un nuovo episodio, dunque, probabilmente verificatosi in tempi recentissimi. A insospettire i genitori del piccolo, una visita medica del 25 febbraio che riscontrava «disturbi e perito perianale (...) con lieve irritazione del tratta uretrale esterno e piccola ragade perianale». Da lì il racconto alla madre di molestie subite in ludoteca da adulti, e subito dopo la denuncia ai carabinieri di Bracciano. L’espisodio è al centro dell’ultima corrispondenza (il cui contenuto è riportato nell’articolo qui sopra) inviata dal consulente tecnico della procura al pubblico ministero lo scorso 234 aprile, il giorno precedente la retata.
Al di là di questo nuovo presunto atto di violenza, nell’interrogatorio la psicologa fornisce chiarimenti e precisazioni «in ordine alle consulenze tecniche depositate» che tanto hanno fatto discutere, soprattutto per la mancata videoregistrazione delle stesse. A proposito di una delle bambine «periziate», che mimava atti sessuali e «giochini», la dottoressa riferisce che la piccola «aveva ascritto questi fatti inizialmente al papà, poi alle persone indicate». La prima versione della bimba, che direttamente chiama in causa l’ambiente familiare, viene però scartata dalla psicologa che rileva come «il padre di (...) non credo c’entri con gli abusi. La bambina ha un rapporto molto buono con lui e tra l’altro le era stato detto che se trapelava qualcosa doveva dare la colpa al papà». Nella prima denuncia del 9 luglio 2006 il padre della bambina non accenna a questo dettaglio. Poche ore dopo la moglie viene ascoltata dai carabinieri per fornire spiegazioni sulle presunte molestie. «Faccio presente - dice la madre - che nel corso del colloquio avuto con mia figlia, la stessa mi riferiva che qualora qualcuno avesse scoperto il suo segreto avrebbe dovuto dire che lo aveva imparato dal papà. Infatti (...) mia figlia almeno inizialmente asserì che il tutto lo aveva appreso dal padre, cosa assolutamente falsa in quanto poi riferiva che tale circostanza era costretta a riferirla per timore».
Ma il verbale fa emergere soprattutto una clamorosa, vistosa, omissione sia nella richiesta d’arresto del pm che nell’ordinanza del gip. Omissione relativa al «famoso» ritrovamento di tracce di benzodiazepine nei capelli di due bambine, che secondo la procura proverebbe che i piccoli venivano narcotizzati prima delle presunte molestie. Il pm, a proposito dei risultati dell’esame tossicologico, scriveva che «l’unica possibilità di assunzione dei medicinali riscontrati nei capelli è attribuibile alle attività illecite subite dai minori», annotando che la maestra Patrizia Del Meglio faceva uso di farnaci compatibili con quelle tracce. Il gip va anche oltre: «I pediatri che avevano in cura le bambine - scrive nell’ordinanza - hanno escluso la prescrizione di tali farmaci, né è risultato che ne facciano uso i genitori, sicché deve convenirsi col pm».
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