E scrittori non si nasce

Gli insegnamenti di Giuseppe Pontiggia: il narratore è come un pugile, il talento non basta, serve la tecnica

E scrittori non si nasce
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Tutti conoscono Giuseppe Pontiggia (1934-2003) come un campione di stile. Ma pochi sanno che da giovane - alto e massiccio - praticò pugilato. Un dettaglio biografico che nei suoi corsi di "scrittura inventiva" (che fu chiamato a tenere da Raffaele Crovi, il primo a "importarli" in Italia negli anni Ottanta) gli serviva per spiegare perché "Non si nasce scrittori". "Le attitudini non bastano se non si accompagnano a una serie di fattori che sono altrettanto importanti. Nel pugilato è certamente importante la forza fisica, l'energia eccetera..., però se non si sviluppa la tecnica si va al tappetto senza neanche accorgersene". Per eccellere serve talento ma anche pazienza, costanza, determinazione, durata... Ecco. Nessuno, anche con le migliori attitudini, può reggere il ring (o la pagina, che è lo stesso) se non si sottopone a duri allenamenti, se non impara la tecnica e i trucchi, se non accetta i consigli di un esperto...

Bene. Giuseppe Pontiggia - che fu grande narratore, ma anche ascoltato consulente editoriale - era un esperto per quanto riguarda l'arte dello scrivere. Teneva affollate lezioni in teatri, scuole e università, molte delle quali raccolte in saggi che sono diventati dei classici di "tecnica della scrittura", altre andate perdute e oppure fortunosamente trascritte da qualche ascoltatore. Daniela Marcheschi, fra le più attente studiose dell'opera di Pontiggia, ne ha recuperate due - una del 1987 e una del 1989 - e le ha riunite, con un suo testo introduttivo, sotto il titolo Scrittori non si nasce (Bibliotheka Edizioni). Un libricino che ci sentiamo di raccomandare a chi voglia iniziare a scrivere. Ma anche a molti che lo fanno già.

Tanti i consigli di Peppo Pontiggia. Esempi. Capire la differenza fra parola orale e parola scritta (corollario: la seconda non deve diventare una semplice trascrizione della prima). Evitare che lo scrivere si trasformi in un'attività professionale (meglio resti un elegante artigianato). Smettere di pensare che si scrive per se stessi o per un lettore ideale: quello che conta è il lettore reale, una figura essenziale nel lavoro letterario, un vaglio critico ineliminabile, l'unica vera risposta al testo (ma attenti a non essere schiavi del lettore-massa: "il libro può avere milioni di lettori e questo non decidere niente della qualità del testo"). Ma soprattutto lo scrittore deve "Dare un senso a ogni frase": cioè ogni frase deve essere ricca di senso, deve rivelare qualcosa (di nostro aggiungiamo che un precetto del giornalismo è "Una notizia in ogni riga") e - ancora più importante - non deve annoiare.

"L'unica indicazione di cui un narratore deve tener conto è di puntare al massimo di espressività, di tensione, frase per frase". Da cui l'aforisma definitivo: "Se chi scrive non ha la curiosità, non può sperare di trasmetterla a chi legge".

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