Cronaca locale

Nasce la casa dei clochard Li aiuterà a trovare lavoro

L’assessore Maiolo: «Il dormitorio di viale Ortles sarà una vera abitazione temporanea»

Chiara Campo

Il dormitorio di viale Ortles diventa la «Casa del clochard». Non offrirà più solo un tetto per la notte, ma accoglienza per alcuni mesi, assistenza psicologica e ogni mezzo per avviare al lavoro chi si trova in difficoltà. Regalo di Natale del Comune, visto che la trasformazione partirà tra un paio di mesi. «Sarà una vera abitazione temporanea - spiega l’assessore ai Servizi sociali Tiziana Maiolo -, gli ospiti avranno a disposizione medici e psicologi, saranno in contatto col Centro per l’avviamento al lavoro e ci stiamo accordando con Ibm per corsi di formazione. Il progetto, di cui esistono esempi in altri Paesi, tra cui Barcellona, si concretizza dopo che il Comune ha acquistato il dormitorio dall’Aler. Ad oggi la struttura offre 472 posti tutto l’anno, più 150 per l’emergenza freddo. I letti potrebbero diventare meno, per fare spazio ai servizi, ma saranno ammessi donne e uomini, italiani e stranieri. Anche il direttore della Fondazione Fratelli di San Francesco, padre Clemente, vuole trasformare la sede di via Calvino in una casa stabile per i senza fissa dimora: «Bisogna superare il concetto di dormitorio - spiega - e aiutare queste persone a crescere». Padre Clemente racconta che sempre più spesso bussano alla porta rifugiati politici, ex carcerati e divorziati che dormono in auto.
L’età dei clochard milanesi, che si suppone siano circa 4mila, si sta abbassando sempre di più. Aumentano le donne (15% del totale), gli italiani (il 70%) e separati che non riescono a pagare il mantenimento a moglie e figli e l’affitto per sé. Per far fronte all’inverno, Palazzo Marino avvia dal 15 novembre al 31 marzo il Piano freddo 2005-2006. Rispetto all’anno scorso aumentano di 132mila euro gli investimenti (da 625mila a 757mila), di 90 unità i posti letto a disposizione (1658 in tutto: 800 ad hoc, che si sommano agli 856 previsti tutto l’anno), le unità mobili diventano 8 e una svolgerà anche il servizio diurno. Da settembre inoltre la Croce Rossa invia settimanalmente un’unità di strada nelle aree dismesse, come l’ex caserma di viale Forlanini dove si rifugiano un centinaio di somali. Saranno distribuiti 1.400 sacchi a pelo e col contributo di 80mila euro il Banco alimentare comprerà un camion per rifornire tutti i giorni i ricoveri dell’emergenza freddo, da viale Ortles a via Barzaghi, Sammartini e Novara. In via Calvino, padre Clemente allestirà un’area riscaldata per i saccopelisti. Incrementando l’offerta di posti al caldo che, secondo alcune associazioni, non sono ancora sufficienti, specie ad ottobre quando fa già freddo ma i letti sono la metà dell’inverno.
Naga e Caritas ritengono che «prima dell’emergenza freddo i posti non bastano, stranieri regolari e molti italiani che arrivano dal sud devono dormire su una panchina: bisogna coprire questo bisogno». L’assessore Maiolo però assicura che «lo scorso inverno i posti sono addirittura avanzati», e per il resto dell’anno «il problema è che molti irregolari chiedono un posto, ma se in emergenza una mano non si nega a nessuno, non si può chiedere a un’istituzione di violare le leggi».

Maiolo replica alle polemiche anche sostenendo che «i flussi migratori andrebbero regolamentati», e «province e comuni limitrofi dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza e l’altra nella tasca per far sì che i senzatetto non gravino sempre e solo sulla città più grande».

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