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Nasce a Genova il microscopio che «vede» il Dna

In questi mesi, se solo ce ne fosse stato bisogno, abbiamo avuto l’ennesima conferma: il cardinale Bagnasco, il nostro caro Angelo, è il più grande intellettuale genovese.
Certo, noi lo abbiamo anche criticato - unici nel panorama cittadino - sull’eccessiva bontà e sull’eccesso di perdono nei confronti del sacerdote che attacca anche lui e la Chiesa. Ma, rispetto ai grandi discorsi, non è la farinella che fa l’impasto.
E, quando si tratta di grandi scenari, Bagnasco è il migliore di tutti. Perché parla. Ma, soprattutto, perché dice. Don Angelo - che tantissimi ragazzi della sua parrocchia di santa Teresina in Albaro ricordano con un amore e una dolcezza che fa capire che ci troviamo davvero di fronte a un grande - è una delle maggiori autorità culturali e non solo religiose in Italia. Lo ha dimostrato il suo intervento sul caso Ruby, giustamente duro e secco con la disinvoltura del potere, ma anche severo con l’abuso dei mezzi di indagine e, soprattutto, nei confronti dello scontro continuo fra le istituzioni.
Lo ha dimostrato, domenica scorsa, con la bellissima intervista di prima pagina del Giornale al nostro Andrea Tornielli, senza dubbio il più attento vaticanista italiano, uno che vive ciò che scrive. E si sente, e si legge.
Lo ha dimostrato e lo dimostra ogni giorno parlando dell’emergenza educativa: la sua lettera pastorale di Natale Di generazione in generazione sull’educazione è - a mio parere, ovviamente - uno dei testi più importanti e forti mai partoriti nella nostra città.

Un punto fermo per «gli adulti che devono avere qualcosa da dire» perché «educare vuol dire aprire alla vita». Un richiamo fortissimo contro la «cultura del nulla», «nulla di senso, nulla di valore, nulla di rapporti veri e costruttivi. È il nichilismo». (...)

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