La nascita (e la soppressione) del finale in cui la donna sopravvive

"Fu un’idea sbagliata di Panagulis Accettai per amore. Ma ora basta"

La nascita (e la soppressione) del finale in cui la donna sopravvive
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Fallaci: "Le bozze di Lettera a un bambino mai nato non furono corrette in Italia. Furono corrette ad Atene, nell'appartamento-ufficio dove Alekos Panagulis abitava dopo essere stato eletto deputato. E questo fu fonte di molti litigi perché Alekos pretendeva di partecipare alle correzioni. Da buon poeta, e amando la metrica che uso dare al mio scrivere, sosteneva che il libro non andava pubblicato in prosa ma in versi. Un pomeriggio trovai le bozze tutte scarabocchiate da barrette che interrompevano le frasi, le trasformavano in versi. Così: "Stanotte ho saputo / che c'eri / Una goccia di vita / scappata dal nulla...". Non sapevo più dove nasconderle, quelle bozze. Una volta, uscendo di casa, le ficcai dentro una pentola. E lui le trovò anche lì. Ma, soprattutto, non gli piaceva il finale. Cioè il fatto che la donna morisse. "Assassina! Hai ammazzato, ammazzi, povera donna!" gridava nel suo buffo italiano privo di articoli. (...) Quando giunsi all'ultima bozza, mi accorsi che aveva cancellato la frase ora-muoio-anch'io. Mi arrabbiai talmente che feci le valigie e rientrai in Italia. L'avevo presa proprio male. M'era parso un atto di violenza, una mutilazione della mia creatura. Ma tre giorni dopo, mentre stavo nello studio che ancora tenevamo a Firenze, al Poggio Imperiale, ecco Alekos: con un visuccio tutto contrito e un fogliettino in mano. "Sono venuto a proporre compromesso" dice.

Poi mi porge il fogliettino, e sul fogliettino c'è scritto: "Forse muoio anch'io". Bè... Che cosa dovevo fare? Era così irresistibile col suo visuccio contrito".

Da "Francesco Cevasco intervista Oriana Fallaci", "Corriere della Sera", 21 settembre 1993

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