Nate James: il soul d’autore che guarda verso il futuro

Il tonificante giro di concerti - dal Circolo degli artisti di Roma al Blue Note di Milano - di Nate James, nuova promessa (e qualcosa di più) del soul, ha riportato di moda la black music d’autore. James ha classe, non ha una voce particolarmente potente ma il suo segreto sta nella sensualità della modulazione e nella schiettezza del taglio ritmico. Canta in scioltezza (accompagnato da un ottimo trio più un defilato corista ) sposando le radici americane (è nato in una base militare e in Usa ha avuto due nomination ai Grammy come miglior emergente della musica nera) con una leggera e non fastidiosa aspersione di pop inglese (in Inghilterra è una star), James è uno dei pochi artisti più convincenti dal vivo che su cd; l’album Set the tone ad esempio è troppo arrangiato rispetto alle esibizioni sul palco più spontanee, che prediligono i tempi veloci (il singolo The message trionfatore al Festivalbar)senza disdegnare le ballad profumate di gospel (splendida Identify).

Amante di Stevie Wonder (di cui esegue alcune cover) James scrive canzoni mescolando con garbo ritmi funky, melodia e un goccio di soul blues. Qualcuno lo paragona a Wonder, altri a John Legend: lui punta a essere solo se stesso e, con un po’ di mestiere in più, potrà dare la birra a tante false star del soul.

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