Natura morta con pittore

Che cos’è il paesaggio? Le vedute che fanno sospirare gli innamorati, magari sotto quel chiaro di luna che Marinetti voleva uccidere? Ed esiste, poi, il paesaggio? Vogliamo dire: esiste ancora? C’è chi dice che per sapere, a esempio, qual era il paesaggio veneto, non rimane che vedersi i dipinti dei Bellini o le vedute di Marieschi. Perché di quel connubio sapiente fra natura e intervento umano non resta quasi più nulla, cancellato dal modello della «città diffusa» e dai capannoni industriali. Ma anche nelle altre regioni d’Italia le cose non vanno meglio, fra «villettopoli» e spietata edilizia di rapina. Ma qual è invece il rapporto fra gli artisti e il paesaggio? Rispondono a queste domande tre mostre molto diverse fra loro. «Letizia Fornasieri. La gloria di una giornata qualunque» (Mantova, Palazzo della Ragione); «Orizzonti. Paesaggi dalle collezioni civiche monzesi» (Monza, Serrone di Villa Reale); «Terre e mare.

Paesaggi del Sud da de Nittis a Fattori» (Barletta, Pinacoteca de Nittis, dal 23 aprile). Col paesaggio ha poi un suo particolarissimo rapporto Tullio Pericoli («Sedendo e mirando», Ascoli Piceno, Galleria d’Arte Osvaldo Licini»).

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