NAUFRAGIO DA ACQUAPARK

Suona l’orchestrina sul ponte della vecchia carretta dei mari, i pagliacci si menano grandi randellate sul naso e ridono litigando, i camerieri traballano sotto vassoi peraltro vuoti mentre il governo con la prua già sotto la linea di galleggiamento e a macchine avanti tutta punta verso il nero iceberg della resa dei conti. Ma non preoccupatevi: non è il naufragio del Titanic, ma soltanto lo sfascio del piccolo naviglio che non sapeva, non sapeva navigar.
Anche il naufragio è un numero Acquapark: non ci saranno morti né feriti ma soltanto un tuffo nel ridicolo. Agli appassionati lettori ed elettori che ci incitano a spedire la carretta di Romano Prodi sul fango del fondale possiamo dire che ieri l’opposizione li ha serviti. C’ero anch’io e posso quindi esprimermi al plurale: li abbiamo messi sotto con gioia e grida da stadio, per di più su una pregiudiziale di incostituzionalità, per di più su un decreto legge, per di più già bocciato in commissione. Era il decreto sugli sfratti, un vero orrore dettato dalla sinistra radicale e reazionaria. Un governo normale avrebbe rassegnato le dimissioni. Questo ha chiamato il numero dei prestigiatori. Ma parliamoci chiaro: hanno fatto tutto da soli. Noi eravamo quasi tutti in aula mentre della sinistra ne mancavano venti, se consideriamo anche i disgraziati senatori a vita per cui stiamo lavorando con un referendum che li liberi, non essendo stati eletti da nessuno, dal fardello del voto. Si sono silurati da soli.
Dunque, come si dice in gergo politico, costoro hanno un problema. E il problema è che sono spaccati, si odiano fra partiti e ieri l’insofferenza della sinistra più o meno normale per la sinistra anormale era uno spettacolo nello spettacolo. Dunque ben gli sta, nessun onore delle armi per la sinistra riformista che non ha mai avuto le palle per dir no a comunisti italiani, rifondaroli e no global, come invece ha fatto Gerhard Schroeder il quale ha preferito ritirarsi a vita privata piuttosto che regalare alla Germania l’uovo di serpente della sinistra all’italiana. Da noi però la sinistra cosiddetta normale non è una ragazza virtuosa ed è andata per pura convenienza e non per amore a letto con il nemico (dell’occidente democratico) con cui ha avuto rapporti che farebbero arrossire ogni democrazia.
Non più illibata, per non dir peggio, la sinistra diversa da tutte le altre sinistre europee (zapateriana inclusa) scopre ancora una volta troppo tardi che chi semina vento raccoglie tempesta. L’aspetto patetico del progressivo affondamento del governo, di queste orchestrine che strimpellano sul ponte, di questi bagliori lividi su un declino perpendicolare, è che mentre vanno incontro al naufragio si raccomandano, protestano e piagnucolano. Ieri ne abbiamo sentite alcune assolutamente inedite nella storia parlamentare di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Per esempio che la minoranza, turbata dal fatto che quattro senatori della maggioranza sono a letto o in ospedale, avrebbe dovuto sportivamente rinunciare a votare e a vincere «come quando nel calcio un giocatore s’infortuna e quelli della squadra avversaria tirano il pallone sulle tribune». L’avevate mai sentita?
Nemmeno noi. Oppure, che dovevamo evitare di votare contro per non far fare una brutta figura alle missioni internazionali. L’avete capita voi? Nemmeno noi.

Insomma, una pagliacciata patetica e continua da cui si vede che tutti questi bravi signori e signore della sinistra spendono il loro tempo tramando dietro le tende, confabulando in gruppetti sospettosi, bisbigliando nel telefonino, spedendosi messaggini agitati come gli adolescenti in amore. Che spettacolo imbarazzante, quale tramonto malaticcio, senza bagliori e con troppi livori.
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