La nautica italiana di lusso getta l’ancora nei porti cinesi

I grandi cantieri sbarcano a Shanghai e dintorni. Il successo della missione delle imprese spezzine

da Milano

Lontani anni luce i tempi di Mao e della «banda dei quattro». La nuova Cina, a regime totalitario ma capitalista, non sta a guardare, copia il «modello russo» e si clona in casa i nuovi ricchi. Laggiù sono tutti pazzi del lusso più sfrenato e hanno scoperto un settore che di lusso può offrirne a volontà: la nautica da diporto. I nuovi emuli di Abramovic, e sembra che ce ne siano tanti, si fanno la barca. Ma cercano il megayacht più sofisticato. Scrive il Financial Times: «Azimut-Benetti, una delle aziende leader nel settore, si prepara a orientarsi verso la Cina nella previsione di trovarvi il 10% del proprio mercato globale nel giro di cinque anni».
Anche qui c’è lo zampino delle Olimpiadi, perché, in previsione dei giochi, Pechino sta realizzando un porto per barche extralusso a Qindao. In molti giurano che Qindao sarà la Saint-Tropez del Mar Cinese. Altre dieci stazioni balneari destinate al turismo alto, se non altissimo, sono state progettate tra Shanghai e l’Isola di Hainan.
Il fatturato del nuovo business è molto promettente: si parla già, infatti, di introiti per centinaia di milioni di euro l’anno. In che modo? Facendo attraccare i superyacht, vere e proprie ville galleggianti da 25 metri e oltre, il cui costo varia dai 2 ai 70 milioni di euro. «Un europeo spende l’1% del proprio capitale per comprarsi la barca - ha dichiarato Paolo Vitelli, numero uno di Azimut-Benetti - un russo il 10 per cento. Vedremo che cosa faranno i cinesi. Le premesse sono buone, anzi ottime».
Se l’industria italiana della piccola nautica attraversa un periodo di profonda crisi, i prossimi mesi di economia in recessione non spaventano di certo il mercato degli yacht di lusso. Sulle sterminate coste cinesi, oltre ad Azimut, è presente anche un altrettanto cantiere italiano, il gruppo Ferretti con tutti e nove i suoi prestigiosi marchi. Tuttavia la Cina è un’opportunità per i cantieri italiani. Con l’apertura dei primi porti turistici si stanno dando un gran daffare anche le imprese nautiche spezzine, reduci da una missione al China International Boat Show di Shanghai: «La missione è andata bene, ma questo è solo un inizio», ha detto Alfredo Toti, presidente di «La Spezia Eps», azienda della Camera di Commercio che ha curato la trasferta. Gli imprenditori raccontano di «legami commerciali e umani che si sono stabiliti» e di «contatti che si sono allacciati».
«Fino a oggi - ha aggiunto Toti - non c’era in Cina il concetto stesso di struttura nautica turistica, non esisteva un mercato legato al segmento del diporto di lusso. In questa nuova partita, il made in Italy può fare la differenza».

In particolare, gli imprenditori spezzini hanno ricevuto interessanti proposte di joint venture, per la costruzione di imbarcazioni da diporto tra i 10 e i 30 metri, con assistenza in cantiere e presenza nelle fasi di sviluppo dei progetti.

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