Lo scontro di vedute è servito. Vacillano le sicurezze del presidente della Navigli Scarl, Emanuele Errico, al cospetto dei dubbi di Milena Bertani, presidente del Parco del Ticino: se il primo cita gli studi commissionati all'università di Venezia, che escluderebbero le responsabilità della navigazione nei recenti crolli delle sponde del corso d'acqua progettato da Leonardo, la seconda si basa sulle ordinanze emesse dall'ente che presiede fra il 19 luglio e l'8 agosto, che dispongono la chiusura di alcuni tratti dell'Alzaia del Naviglio Grande considerati pericolanti. Anche se nessuno lo ha ancora dichiarato ufficialmente, insomma, la navigazione lungo il Naviglio, ripresa lo scorso anno con uno strepitoso successo (oltre 10 mila persone sono salite sui battelli), oggi è in forse . «È indispensabile - dichiara infatti Milena Bertani - valutare la compatibilità della navigazione con lo stato del manufatto. Il sopralluogo effettuato di recente lungo le sponde ha accertato numerosi dissesti nei Comuni di Boffalora (4), Magenta (3), Robecco sul Naviglio (6) e Cassinetta di Lugagnano (4). Per questo ho chiesto di sospendere temporaneamente la navigazione». Se in provincia il tratto più disastrato si trova sul territorio di Robecco sul Naviglio, a Milano si registrano crolli ad esempio nei pressi di Porta Ticinese.
«I due terzi delle sponde del Naviglio richiedono interventi di restauro - fa notare il Parco del Ticino sulla scorta della Navigli Scarl - ma quelli più consistenti sono quasi tutti al di fuori della città di Milano. È indispensabile, dunque, che prima di procedere a nuovi usi del canale effettuando la navigazione si valuti lo stato di conservazione del manufatto. Ad oggi siamo ancora in attesa dei risultati delle sperimentazioni effettuate, ma soprattutto di definire con la Regione il Regolamento di navigazione, atto indispensabile per concedere la nostra autorizzazione». Emanuele Errico e la Navigli Scarl, in sostanza, subiscono da un lato la pressione del Parco del Ticino, che vorrebbe la sospensione della navigazione, e dall'altro quelle di associazioni di cicloamatori come Ciclobby, preoccupate dai tempi di riapertura dei tratti chiusi.
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