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Testa rasata, jeans e anfibi: così i centri sociali hanno scelto chi massacrare

Testa rasata, anfibi e jeans: questo è bastato a un "compagno" per aggredire un 16enne, figlio di un ex consigliere di An, a Trento

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Il pestaggio di un 16enne a Trento non fa evidentemente notizia. Nessuna manifestazione è stata organizzata in sua solidarietà e la sinistra democratica tace in questo caso, probabilmente perché l'autore è un giovane di 23 anni che appartiene a uno dei centri sociali cittadini. La violenza rossa viene tollerata, forse accettata, non giustificata ma sicuramente insabbiata. Il giovane aggredito, figlio di Emilio Giuliana, ex consigliere comunale di Trento sotto le insegne di Alleanza Nazionale, ha rimediato diversi ematomi al volto a causa del pestaggio ma dai centri sociali è arrivata perfino l'accusa alla stessa vittima, che nel comunicato rosso è diventata un "provocatore". Abbiamo parlato con suo padre e poi abbiamo raggiunto il ragazzo, che ci ha raccontato cosa è successo quel pomeriggio del 5 marzo. Lui era di rientro dallo stadio ed è stato aggredito all'improvviso alle spalle.

Ci puoi dire cosa è successo quel pomeriggio?

"Stavo tornando a casa dopo la fine della partita del Trento, quando una persona a me estranea è scesa dalla sua macchina già parcheggiata e mi ha aggredito."

C’era qualcuno in strada che è intervenuto in tua difesa?

"No, nessuno. Un ragazzo che abita vicino a me, che stava tornando a casa, ha visto l’aggressione dall’altra parte della strada e si è solo avvicinato per chiedermi come stavo quando l’aggressore se ne era ormai andato."

Avevi mai visto quel ragazzo?

"No, mai."

In passato ti è capitato di avere altri incontri spiacevoli con i centri sociali?

"No, non ho mai avuto altri episodi come questi con loro."

Cosa pensi del comunicato che ha fatto il centro sociale “Bruno”?

"Penso che loro (i residenti del posto) stiano solo cercando di difendere in qualche modo il loro compagno, probabilmente hanno capito in che situazione si sono trovati. Aggiungo che sui giornali c’è scritto che l’aggressore, dalle frasi che mi sono state dette mentre venivo malmenato ("fascista di m...", "skinhead di m...", ndr) , poteva risultare frequentatore di centri sociali o ambienti anarchici e non specificatamente del “Bruno”. Quindi, loro hanno dichiarato che è stato qualcuno che frequenta quel posto, praticamente si sono legati le mani da soli, di conseguenza non vedo perché hanno dovuto inventare un’altra storia nel loro comunicato pur dichiarandosi."

Secondo te perché ti hanno aggredito in questo modo?

"Secondo me per il mio modo di vestire: rasato a zero, bomber, jeans e anfibi ai piedi... Per l’aggressore sono risultato uno skinhead (come mi ha anche detto lui). Io con queste cose non ho niente a che fare, mi raso a zero perché sono più comodo e mi vesto così perché mi piace, nient’altro. Un altro motivo per il quale potrei esser stato aggredito è perché sono figlio di mio padre, se fosse anche per questo motivo vorrebbe dire che l’aggressore già mi conosceva e a questo punto chissà da quanto voleva farmi questo eroico agguato. Prendo la palla al balzo e chiedo al mio aggressore, ma se ce l’hai con mio papà perché non gli fai uno scherzo così a lui? O magari gli scrivi o gli chiedi di andare a prendere un caffè al bar per parlarne, invece di compiere gesti di vigliaccheria come questo?"

Questo episodio cambierà le tue abitudini?

"No, assolutamente, non le cambierà."

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