
"Se non cambierà, Intifada pure qua!". Urlano, sputano, intimidiscono. Scandiscono slogan violenti di cui, forse, ignorano il significato. Ma impediscono lo svolgimento di una legittima iniziativa di studenti. In teoria colleghi.
Doveva essere un evento dedicato al diritto allo studio, quello di oggi, a Torino, ma è stato trasformato in una scena di violenza intollerabile. Nello stesso giorno in cui Nathan Greppi, giovane e preparatissimo giornalista di "Mosaico" (testata e sito della Comunità ebraica di Milano) ha subito una contestazione "antisionista" contro la presentazione del suo libro (La cultura dell’odio.

Stavano presentando il loro documento per il diritto allo studio, e contro le occupazioni violente, e hanno dovuto subire una violenza occupazione dell'aula, da un gruppo di militanti intenzionati a sabotare la loro iniziativa. L’evento dedicato al diritto allo studio era intitolato “Per le università come luogo di democrazia e di contrasto all’antisemitismo”. Ed era promosso da Unione giovani ebrei d’Italia), Studenti per le libertà, Studenti liberali, Studenti per Israele.
Ebbene, al grido di Intifada - raccontano i dirigenti dell'Ugei - è stato "brutalmente sabotato da un gruppo organizzato". L'Ugei li definisce "attivisti Pro-Palestina", ma non risulta che abbiano mai manifestato per la libertà dei dissidenti anti-Hamas di Gaza. Sono piuttosto i soliti attivisti anti-Israele. "Hanno fatto irruzione nell’aula universitaria dove l’incontro si sarebbe dovuto tenere, con la volontà di impedire agli studenti ebrei, e a coloro che li sostengono, di parlare con insulti, minacce, sputi e aggressioni fisiche. Alcuni promotori dell’iniziativa sono stati colpiti fisicamente, minacciati e denigrati. È stato anche sottratto un telefono cellulare, un gesto che dimostra la volontà non solo di intimidire, ma anche di cancellare le prove della violenza perpetrata".
"Ogni tentativo di instaurare un dialogo - continua il racconto - è stato immediatamente soffocato da comportamenti violenti, che hanno trasformato uno spazio universitario fondato sulla libertà in un luogo di intimidazione e repressione di diritti democratici, tramite la violenza perpetrata, che ha compromesso all’incolumità fisica degli studenti, dei relatori presenti, degli organizzatori e di coloro che volevano assistere pacificamente alla conferenza".
"L’università - dice l'Ugei - non può e non deve diventare ostaggio della violenza esercitata da una minoranza incapace di confrontarsi in maniera democratica con idee diverse dalle proprie. Quando l’intimidazione prende il posto del confronto, si compromette la stessa essenza dello spazio accademico. Di fronte a simili episodi, il silenzio e l'indifferenza non sono neutralità: sono complicità".
"Ai nostri ragazzi abbiamo trasmesso entusiasmo per lo studio e fiducia nel sistema universitario, nel quale coltivare amicizie e alimentare dialogo rispetto ai temi che ogni generazione si trova ad affrontare - osserva Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche Italiane - Sono stati invece aggrediti e cacciati, con violenza e veemenza. A loro va il nostro abbraccio e incoraggiamento a riprendere fiato dopo l'aggressione subita e continuare ad avere fiducia nel dialogo. Un Paese democratico, una sede universitaria, un salone del libro - luoghi preposti allo studio e al confronto delle idee - non possono ospitare e legittimare persone che con violenza e soprusi negano ad altri di manifestare il proprio pensiero, in nome di una fantomatica difesa di diritti e pretesa di democrazia".
Di violenza "assolutamente inaccettabile" parla il presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun. "Ancora una volta - dice - dev’essere smascherato il sotterfugio antisemita che si nasconde in frasi come quelle urlate agli studenti dell’Ugei, 'Palestina libera from the river to the sea’, che contengono precise intenzioni genocidarie".
"Non si è trattato di dissenso, ma di sopraffazione - rimarca il vicepresidente della Comunità ebraica di Milano, Ilan Boni - L’università deve restare uno spazio di libertà e confronto, non un luogo dove si impone il silenzio con la forza. È un segnale allarmante del clima che stiamo vivendo. Serve fermezza nel respingere ogni forma di violenza e nel difendere, con chiarezza, il diritto al dialogo e alla parola. Senza ambiguità e senza paura".
E tra le vittime dell'aggressione c'è anche un militante di Azione, Pietro Balzano. Lo ricorda Daniele Nahum, consigliere comunale di Azione e già vicepresidente della Comunità ebraica di Milano. "Esprimo la mia piena solidarietà a Pietro e Nathan, vittime di intolleranza e violenza - dice - Ritengo che le istituzioni debbano dare un segnale forte e inequivocabile di condanna verso questi atti gravissimi. La situazione è sempre più allarmante e non possiamo restare indifferenti".
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