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Anarchici e Br: stessi schemi, vecchi fantasmi. Il rischio del ritorno al passato

Valter Biscotti, legale della famiglia di Emanuele Petri, ucciso dalle Nuove brigate rosse, avverte sul pericolo di una recrudescenza terroristica

Anarchici e Br: stessi schemi, vecchi fantasmi. Il rischio del ritorno al passato

Marx sosteneva che la storia si ripete una prima volta in tragedia e una seconda volta in farsa, ma questo non significa arrendersi all’inevitabile. È questo il pensiero dell’avvocato Valter Biscotti, noto penalista, tra i massimi esperti in Italia di eversione politica e, nello specifico, del fenomeno neo-brigatista, quello che sul finire degli anni Ottanta lascia una scia di cadaveri come quello del generale Licio Giorgeri [20 marzo 1987] o del senatore Roberto Ruffilli [16 aprile 1988] e che negli anni Duemila – sotto la sigla Nuove brigate rosse – porta all’uccisione di Massimo D’Antona [20 maggio 1999], Marco Biagi [19 marzo 2002] ed Emanuele Petri [2 marzo 2003]. E proprio in qualità di legale della famiglia Petri – l’agente Polfer morto in un confitto a fuoco con i brigatisti Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, che Biscotti ha partecipato come avvocato di parte civile al processo per l’uccisione di Petri e di D’Antona, avendo così l’opportunità di approfondire ulteriormente la sua già vasta conoscenza del fenomeno terroristico.

Per questa ragione, a seguito della puntata di Non è l’Arena andata in onda lo scorso 12 marzo, puntata in cui – affrontando il caso di Alfredo Cospito – è stato intervistato in studio l’anarchico Lello Valitutti, l’avvocato Biscotti ha deciso di esporsi in prima persona, avvertendo che non è il caso di sottovalutare le parole del militante in sedia a rotelle, che incalzato da Massimo Giletti ha sostenuto di appoggiare pienamente le azioni compiute da Cospito prima dell’arresto [tra tutte, la gambizzazione di Roberto Adinolfi, dirigente Snam, ndr] e di ritenere che i responsabili delle “torture” inflitte all’anarchico attualmente detenuto in regime di 41bis, vadano “giustiziati”.

“Giletti ha fatto bene a far parlare Valitutti – sostiene Biscotti – perché in questo modo moltissimi italiani si sono resi conto di che pasta sono fatti gli anarchici della Fai [Federazione anarchica informale,ndr]”.

Secondo l’avvocato, siamo di fronte alla ripetizione di uno schema: “Azioni come quelle di Cospito, che prima di sparare ad Adinolfi aveva piazzato degli ordigni esplosivi, e parole come quelle di Valitutti non possono non far venire in mente l’esordio delle Brigate rosse al principio degli anni Settanta. Come poi si sono evolute le cose è ormai storia”.

E il paragone con l’esordio delle Brigate rosse, parlando delle azioni di Cospito e ascoltando le parole di Valitutti, non è poi così azzardato. Nello specifico l’avvocato prende come esempio il sequestro lampo [durato appena 20 minuti, ndr] del dirigente della SIT Siemens Idalgo Macchiarini, avvenuto il 3 marzo 1972. Rapimento immortalato dalla celebre foto che vede l’uomo terrorizzato con la canna di un mitra Sten [impugnato da Alberto Franceschini, che l’aveva ricevuto in dono da un ex partigiano ndr] puntato sulla guancia e un manifesto in primo piano con la scritta:

“Brigate rosse, mordi e fuggi! Niente resterà impunito! Colpiscine 1 per educarne 100! Tutto il potere al popolo armato!”

“Fu la prima vera azione dimostrativa delle neonate Br – sostiene Biscotti – e la cosa che mi sorprende è che gli anarchici del Fai ripetono lo stesso identico copione”. Cosa intende l’avvocato Biscotti quando parla di “identico copione”? Ce lo spiega: “Come Idalgo Macchiarini nel 1972, anche Roberto Adinolfi, nel 2012, era un dirigente industriale. Il primo, come ricordato, della Sit Siemens, il secondo della Ansaldo nucleare. Entrambi rappresentano un nemico da combattere”.

Ma a colpire maggiormente l’avvocato Biscotti è l’intento “educativo” di queste azioni. In particolare, lo spunto gli viene dalle parole di Lello Valitutti, che a Massimo Giletti ha detto: “Vogliamo che la gente dopo le nostre azioni si formi un’opinione”. “Ecco – dice Biscotti – questo mi fa pensare a quel colpirne uno per educarne cento utilizzato in occasione del rapimento Macchiarini. Stessi metodi, stessi messaggi per attirare consenso e incoraggiare nuove azioni”.

Dunque il timore dell’avvocato è quello di un’escalation di violenza? “Non voglio essere catastrofista, non serve, ma non si può relegare il fenomeno anarchico a nostalgia del passato. Gli anni di piombo non sono così lontani come immaginiamo e il terrorismo rosso, a differenza di quello neofascista, ha dimostrato nel tempo la capacità di autorigenerarsi, di parlare a generazioni diverse, anche con azioni criminali. È un fenomeno che va monitorato con grande attenzione”.

Venendo alla querelle sul 41bis innescata dallo sciopero della fame portato avanti da Alfredo Cospito, l’avvocato Valter Biscotti non ha alcun dubbio: “Il regime del 41bis è assolutamente necessario. Ha funzionato con i mafiosi e ha funzionato con i terroristi di ultima generazione. Se sono vent’anni che le Brigate rosse non compaiono sulla scena è anche per il regime detentivo comminato a Nadia Desdemona Lioce, ritenuta il capo delle Nuove Br”.

Insomma, piaccia o no si è tornati a parlare di terrorismo politico. La speranza è che l’argomento si esaurisca senza inutili colpi di coda.

“Non dimentichiamo che grazie al sacrificio di centinaia di servitori dello Stato – conclude Biscotti – la democrazia ha potuto tenere dritta la schiena e sopportare il peso del piombo di quegli anni”.

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