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Lo aspetta sotto casa e lo colpisce per vendetta: ecco chi è l'ivoriano che ha accoltellato il poliziotto

Armato di coltello ha colpito un giovane poliziotto per vendetta dopo che era stato arrestato qualche settimana fa e subito rimesso in libertà

Lo accoltella sotto casa per vendetta: chi è l'ivoriano che ha ferito il poliziotto

All'Italia servono nuove leggi e nuove regole in materia di accoglienza: il buonismo dilagante della sinistra nel rilasciare permessi umanitari speciali ha creato enormi danni. A pagarne le spese sono i cittadini, come dimostra quanto accaduto a Palermo, dove Daouda Kader Doumbia, un ivoriano di 23 anni sotto tutela umanitaria speciale, ha accoltellato un poliziotto per vendetta. L'unica colpa dell'agente è stata quella di arrestarlo perché autore di un reato dopo che, come spiega Fausto Biloslavo nell'edizione odierna de il Giornale, si è rifiutato di fornire le proprie generalità agli agenti. Le divise si erano attivate dopo la denuncia di un cittadino che si è ritrovato con le ruote dell'auto spaccate dopo averla parcheggiata nella zona gestita da Daouda Kader Doumbia, che in Italia ha iniziato a "lavorare" come parcheggiatore abusivo.

Tra gli agenti che l'hanno arrestato c'è anche il giovane assistente che ha ricevuto la coltellata. I fatti predetti si sono svolti lo scorso settembre ma l'uomo è stato subito rimesso in libertà e ha proseguito nella sua attività, forte del permesso umanitario speciale. In qualche modo, durante questi mesi, è venuto a conoscenza dell'indirizzo di casa del poliziotto e così ha deciso che era arrivato il momento di consumare la sua vendetta. L'ha aspettato sotto casa e l'ha colpito con diversi fendenti. Non pago, ha raggiunto con lo stesso coltello anche un passante intervenuto per aiutare l'agente. I suoi genitori, che hanno visto la scena da casa, hanno gridato e spaventato l'uomo, salvando così la sua vita. Solo successivamente è stato immobilizzato e reso inoffensivo dagli agenti accorsi sul posto.

"Non si può ignorare più il fatto che il nostro lavoro stia diventando sempre più sovraesposto e soprattutto a rischio. Le sanzioni blande per chi aggredisce le forze dell’ordine sono una delle principali cause di questo fenomeno", ha denunciato Stefano Paoloni, segretario generale del Sap. La rabbia delle divise è comprensibile, perché "nel giro di poche ore gli aggressori vengono tutti rimessi in libertà. Ora auspichiamo che questo soggetto risponda pienamente di quanto fatto e che non venga subito liberato". I poliziotti restano tali sempre, sia in servizio che fuori: "Se ce ne fosse ancora bisogno, dimostra quanto siamo esposti".

Ora è tempo che venga fatta gustizia e che si eliminino le cause che possono portare a simili eventi.

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