Autovelox non a norma, oltre il 50% di multe a rischio annullamento

In attesa di un decreto per l'omologazione degli autovelox, si accende lo scontro tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l'Anci: quante sono le multe che possono essere annullate

Autovelox non a norma, oltre il 50% di multe a rischio annullamento
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Entra ancor di più nel vivo il braccio di ferro tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) e l'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni italiani): oggetto del contendere l'omologazione o meno degli autovelox dai quali dipendono le sorti di migliaia di multe che potranno anche essere annullate se i dispositivi saranno valutati non a norma.

Gli autovelox a rischio

La questione sul tavolo non è certamente nuova ma se ne parla da mesi: nelle ultime ore, però, il capitolo è stato riaperto con la richiesta del ministo, Matteo Salvini, di effettuare "un vero e proprio censimento dei dispositivi installati su base nazionale, regionale e locale, in relazione ai diversi regimi di approvazione. In assenza di un quadro statistico completo e dettagliato, è difficile capire come intervenire in modo concreto e ragionevole per prevenire comportamenti scorretti alla guida". È questo l'auspicio del ministero che desidera sapere in maniera chiara e definitiva quanti sono gli autovelox a norma e dove sono installati per distinguere tra quelli pre e post 2017 quando avvenne uno spartiacque definitivo sulla vicenda.

Differenza tra omologazione e approvazione

Il punto è proprio questo: secondo i numeri dei Comuni, il quadro generale vede il 59,4% di dispositivi fissi validati prima del 2017 e il 40,6% successivamente; per quanto riguarda gli autovelox mobili il dato si attesta a un 67,2% approvati prima del 2017 e a un 32,8% successivi. Questo significa che oltre il 50% dei rilevatori di velocità potrebbero, si usa il condizionale, non avere quei requisiti specifici con l'inevitabile eventuale annullamento delle sanzioni stradali. E sì, perché la problematica principale riguardava l'omologazione di tutti gli apparati di controllo, autorizzando soltanto l'utilizzo di quelli vidimati a partire dal 13 giugno 2017. Il decreto del governo voleva dare una sforbiciata a multe e ricorsi da parte di automobilisti e associazioni, prevedendo lo spegnimento momentaneo degli autovelox più vecchi in attesa di renderli conformi alle nuove regole. Con questa mossa si voleva "azzerare" l'utilizzo, contemporaneo e sbagliato, di apparecchi "approvati" o "omologati" secondo la sentenza 10505 del 2024 della Cassazione.

La risposta dell'Anci

"Con riferimento alla ricognizione dei dati avviata da Anci per massima collaborazione istituzionale sui dispositivi di controllo a distanza della velocità, si evidenzia che in brevissimo tempo hanno risposto circa mille Comuni rappresentativi a livello nazionale.

Tutto questo ha permesso una prima proiezione delle coperture percentuali dei prototipi che godono di decreto di approvazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, distinguendo tra quelli antecedenti l'anno 2017 e quelli successivi, come già comunicato formalmente allo stesso", fa sapere l'Anci in una nota che conclude spiegando che tutti gli altri Comuni che mancano all'appello saranno ulteriormente sollecitati "ma si ribadisce che i numeri ricavati dalla ricognizione sono già affidabili. Attendiamo di continuare il confronto per arrivare alla formulazione delle indicazioni che i Comuni aspettano".

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