Bambini sul tappeto, piegati in avanti verso la Mecca: nelle immagini pubblicate dal quotidiano Libero c'è un'intera classe di alunni della scuola materna che prega nella moschea Centro Islamico Emanet di Susegana, nel trevigiano. Sono stati accompagnati nella moschea dalle docenti, con grande soddisfazione da parte dell'imam Avnija Nurceski, che sulla stampa locale ha dichiarato: "Abbiamo fatto insieme una preghiera per tutti i bambini malati e poveri e soprattutto abbiamo pregato per la pace. Ringraziamo inoltre anche i genitori dei bambini". L'obiettivo dichiarato dalla scuola è quello di far conoscere ai bambini la varietà culturale e religiosa ma vedere di piccoli di meno di sei anni inchinati verso la Mecca, con tanto di immagini diffuse pubblicamente, solleva più di qualche dubbio in tal senso.
Dalle immagini si vedono anche delle donne, probabilmente insegnanti della bambine, con il capo coperto dal velo come impone la tradizione musulmana. Quel che colpisce maggiormente è che a organizzare l'iniziativa sia stato un asilo dichiaratamente cattolico, legato alla parrocchia di Santa Maria delle Grazie. E questo dettaglio, che dettaglio non è, crea ancora più sconcerto, come ha sottolineato Alberto Villanova, capogruppo Lega - Liga Veneta in consiglio regionale: "Le immagini dei bambini portati all’interno di una moschea, costretti ad inginocchiarsi in direzione della Mecca e a pregare davanti ad un imam, fanno gelare il sangue nelle vene". La sua posizione è condivisa dal partito anche a livello nazionale ed europeo, come dimostrano le parole di Silvia Sardone, europarlamentare: "Ma vi pare normale costringere dei bambini a pregare Allah? Siamo stanchi di questi tentativi di islamizzare la scuola. Docenti politicizzati spingono per togliere crocifissi e cancellare canti di natale e poi portano gli alunni in moschea o chiudono le scuole per il ramadan".
Al Corriere della sera la direttrice Stefania Bazzo difende la scelta e la "sensibilità della scuola, che è una scuola paritaria parrocchiale a ispirazione cristiana, nei confronti della molteplicità culturale e religiosa". Ciò che viene contestato da più parti non è la visita di per sé al Centro islamico ma l'immagine dei bambini piegati verso la Mecca a pregare. Si sarebbe potuto limitare la visita a un dialogo con l'Imam alla scoperta della religione, senza portare dei bambini così piccoli alla preghiera in una confessione che non condivisa da tutti i presenti, come sottolineato da molti critici dell'iniziativa. L’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso, esponente di Fratelli d'Italia, ha dichiarato che "vedere bambini in ginocchio in una moschea, durante un’attività scolastica promossa da una scuola dell’infanzia, è un'immagine che solleva forti perplessità. È necessario fare piena luce sull'accaduto: affrontare il tema religioso e il dialogo tra le religioni è cosa ben diversa dal partecipare al rito della preghiera".
Nel rispetto di ogni fede, ha aggiunto, "riteniamo che il rispetto non debba mai sfociare in ambiguità educativa o in gesti che possano essere percepiti come un allontanamento dai valori culturali e identitari della nostra tradizione. La scuola ha il compito di educare al rispetto, senza rinunciare alla propria radice culturale". In conclusione, sottolineando l'importanza del dialogo interreligioso, Caruso non ritiene che "far partecipare bambini così piccoli a un rito di preghiera islamica possa rappresentare un valore aggiunto.
È giusto che vengano educati alla conoscenza delle religioni, ma non che siano coinvolti in pratiche rituali che, per età e consapevolezza, non possono scegliere né comprendere pienamente. Non è questo il compito della scuola: la nostra identità non si genuflette".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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