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Banca di Asti, scoppia la bufera sulla presunta pubblicità sessista

Pubblicazione e rimozione dopo alcune proteste della pubblicità, ritenuta sessista, apparsa sui social di Banca d'Asti: ecco cosa recitava la locandina e i commenti alla vicenda

Banca di Asti, scoppia la bufera sulla presunta pubblicità sessista
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Anche se è rimasta online soltanto per qualche ora ha subito scatenato un putiferio social e non solo: la Banca d'Asti aveva pubblicato la foto di una giovane e sorridente ragazza che sponsorizzava, in maniera ritenuta sessista da alcuni commenti, l'Istituto bancario piemontese.

La frase incriminata

"Se la tua banca chiude o non ti soddisfa più, vieni a trovarci in una delle nostre 210 filiali. La mia banca è più aperta che mai", recitava la scritta nel manifesto social dell'Istituto di credito. Sono stati in molti ad aver letto il doppio senso nella frase finale che ha scatenato la bufera e prese di posizioni contro la pubblicità che è stata prontamente rimossa (adesso non ce n'è più alcuna traccia). "I termini usati si prestano senza ombra di dubbio ad essere fraintesi", ha dichiarato a La Stampa Loredana Tuzii, Consigliera di Parità della Provincia di Asti, la quale ha successivamente inoltrato una lettera chiedendo spiegazioni di spiegazioni alll'Ufficio Comunicazione del Gruppo Cassa di Risparmio di Asti che si occupa della gestione di pagine, account e profili social chiedendo che la pubblicità fosse ritirata immediatamente.

"A tutto c'è un limite"

Sulla vicenda è intervenuta anche un'ex dipendente della Banca, Luisa Rasero, che ha dichiarato come sia "lecito per un’azienda cercare di conquistare nuovi clienti ma c’è un limite, almeno di buon gusto, che non andrebbe oltrepassato". Nel caso specifico, la Rasero ha detto che "oggettivamente l’abbinamento tra il verbo 'soddisfare', l’immagine femminile e l’aggettivo 'aperta' fa scattare un’associazione mentale inequivocabile. Consiglio vivamente alla Banca di togliere questa pubblicità", ha dichiarato al quotidiano. Detto, fatto: tra la richiesta della Tuzii e l'auspicio dell'ex dipendente la pubblicàt non c'è più.

La risposta di Banca d'Asti

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Arianna Franco, segreteria Fisac Cgil, che ha ritenuto la locandina pubblicitaria "di pessimo gusto" indipendentemente dalla volontarietà o meno sulla scelta del doppio senso. La Banca di Asti che negli ultimi tempi ha ottenuto la Certificazione per la Parità di genere, ha respinto le accuse ai mittenti. "Da donna non ci vedo niente di male, nell'ambito della campagna pubblicitaria saranno previsti anche manifesti con le stesse scritte ma con un uomo come modello", ha replicato a La Stampa Patrizia Demaria, responsabile dell'ufficio comunicazione della Banca.

Anche sui social il dibattito si accende: è davvero una pubblicità sessista

o non lo è? "Dove il problema? Dove sta l'offesa alle donne? Rileggila. Aspetta 10 secondi. Rileggila. Se capisci il doppio senso, il patriarcato esiste. Se hai riso, il patriarcato sei tu", ha scritto Luca.

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