Tensione questa mattina a Torino, dove gli attivisti di Extinction Rebellion si sono incatenati davanti all'ingresso dell'Oval Lingotto, bloccando l'accesso all'Aerospace and Defence Meeting, la grande rassegna dell'industria dell'aerospazio e delle difesa. Gli ecovandali che hanno preso parte alla protesta erano circa una trentina, mentre altri si sono arrampicati su una struttura del vicino grattacielo della Regione Piemonte, dove hanno appeso uno striscione con scritto "Qui si finanziano guerra e crisi climatica"
"Difendere la Terra, non i confini", lo slogan con cui il movimento green ha denunciato "il coinvolgimento di aziende come Leonardo, Thales, Avio nei conflitti globali. E stigmatizzale profonde responsabilità del governo e della Regione nel sostenere un settore che causa vittime e accelera il collasso climatico". "Blocchiamo nuovamente la più importante fiera italiana del settore bellico, dove vengono strette partnership e firmati accordi tra molte delle aziende i cui investimenti e profitti portano a perdita di vite umane e distruzione dei territori", ha commentato un attivista, Pietro. "Un evento immorale, sostenuto dal Governo, dalla Regione e dal Comune di Torino, in aperto contrasto con i nostri stessi valori costituzionali". "Viviamo un momento cruciale "Le scelte che facciamo oggi determineranno la vita delle prossime generazioni. È ora di smettere di investire nella militarizzazione e nella devastazione della Terra e iniziare a costruire un futuro di pace, giustizia climatica e giustizia sociale", ha aggiunto un'altra giovane, Rachele. Sul posto erano presenti gli agenti della Digos e della questura di Torino. I lavori all'interno dell'Oval sono continuati regolarmente.
“L’irruzione e le azioni di protesta portate avanti da Extinction Rebellion all’Aerospace and Defence Meeting di Torino rappresentano l’ennesimo capitolo di una narrazione segnata da superficialità e totale distacco dai fatti concreti", ha commentato Paolo Ambrogio, senatore torinese di Fratelli d'Italia. "Sarebbe opportuno che questi attivisti confrontassero le proprie convinzioni con la complessità di un mondo fatto di sicurezza e industria della difesa, capisaldi irrinunciabili della sovranità e della tutela della Nazione e non bersagli simbolici da colpire per propaganda. Il comparto aerospaziale e della difesa costituisce un settore strategico per l’Italia, in quanto genera occupazione qualificata, alimenta innovazione tecnologica e garantisce protezione in un contesto geopolitico sempre più instabile.
Opporsi a tutto questo con slogan qualunquisti e posizioni ideologiche non cambia la sostanza delle sfide globali. Il futuro non si costruisce con le loro proteste scomposte, ma con scelte responsabili, competenza e visione”.