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La rete di trafficanti in Italia: così "reclutano" i migranti nei centri di accoglienza

Fermati 25 stranieri per favoreggiamento all'immigrazione clandestina: operavano a vario titolo nei centri di accoglienza che usavano per trovare nuovi clienti

Migranti e flussi irregolari, i clienti "reclutati" nei centri di accoglienza

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Migranti e flussi irregolari, i clienti "reclutati" nei centri di accoglienza

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Fermare e rallentare i flussi dei migranti irregolari vuol dire anche intralciare i traffici di esseri umani che si moltiplicano sfruttando le ampie maglie della legge e le permissioni di chi dovrebbe essere garante della stessa. Le organizzazioni operanti in Italia sono diverse ma intanto un duro colpo è stato assestato dalla polizia di Stato di Catania, che su delega della procura distrettuale della Repubblica del capoluogo etneo ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere lo scorso 22 settembre.

Ben 25 persone, tutti stranieri con cittadinanza guineana e ivoriana, sono finite in manette ma alcuni di loro erano già agli arresti con l'accusa di tratta degli esseri umani. Un'ennesima conferma che, nonostante le remore e i tentativi della sinistra di boicottare le iniziative di questo governo, fermare i traffici e gli ingressi irregolari in Italia è un dovere per salvare la vita di migliaia di persone. Dei 25 stranieri destinatari della precedente ordinanza di custodia cautelare eseguita lo scorso 3 agosto, attualmente sono 18 quelli ristretti in regime detentivo, mentre sono attivamente ricercati altri 7 cittadini stranieri, che dovrebbero trovarsi all’estero, le cui informazioni sono state condivise a livello europeo. L'ulteriore provvedimento restrittivo di queste ultime ore è stato possibile grazie ai supporti tecnologici in uso alle forze dell'ordine e i destinatari sono risultati gravemente indiziati delle ipotesi delittuose di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ci sono anche numerose aggravanti relative all'aver operato in associazione.

Le indagini sono partite dalla vicenda relativa a una minore non accompagnata arrivata il 25 gennaio 2021 al porto di Augusta. La ragazza era stata collocata, come da protocollo, in una struttura per minori che si trovava a Catania ma fin dalle prime fasi la giovane aveva manifestato la volontà di raggiungere la Francia. Diceva di aver ricevuto indicazioni mentre si trovava in Libia da parte di una donna, che le si era presentata come sorella di un soggetto, ora indagato, che, in Italia, si occupava di far completare il viaggio dal Paese di origine sino alla Francia passando per l’Italia. È a quest'uomo che la minore ha deciso di affidarsi, lasciando il centro per minori di Catania per ben tre volte. Le indagini hanno permesso di individuare cellule operative sparse lungo tutto lo stivale, dalla Sicilia alla Liguria, con ramificazioni anche in Francia e in diversi Paesi africani interessati alle migrazioni. Gli appartenenti sono cittadini stranieri che, dietro pagamento di somme di danaro, variabili a seconda della natura degli accordi e della tranche di viaggio da eseguire, assicuravano la migrazione. Si partiva da un minimo di 200 euro per arrivare a oltre 1.000 euro.

L'organizzazione interveniva su ogni aspetto, finanche la fornitura dei documenti falsi, anche quelli sanitari durante il periodo della pandemia Covid. L’analisi delle carte ricaricabili in uso ad alcuni degli indagati consentiva di attestare che uno dei sodali aveva effettuato l’acquisto on line di titoli di viaggio in un limitato arco temporale per un ammontare di circa 26mila euro. Ma queste carte erano solo il terminale operativo dell'organizzazione, capace di muovere circa 800mila euro, solo considerando le carte ricaricabili intestate a diversi indagati. Inoltre, è emerso che, per i loro traffici criminali, gli indagati avrebbero approfittato del loro inserimento a vario titolo all’interno di strutture di accoglienza per migranti. Da un lato, infatti, si accreditavano presso i migranti per il fatto stesso di svolgere attività all’interno delle strutture.

Dall'altro, invece sfruttavano tutte le informazioni alle quali avevano accesso in quanto collaboratori circa i nuovi arrivi, le nazionalità e l’età dei potenziali clienti.

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