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"Chiedete alle iraniane…". Cruciani a gamba tesa sul corso di cultura araba a scuola

Polemica per il corso in una scuola superiore di Abbiategrasso che comprende anche un laboratorio per imparare a mettere l'hijab

"Chiedete alle iraniane…". Cruciani a gamba tesa sul corso di cultura araba a scuola

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"Chiedete alle iraniane…". Cruciani a gamba tesa sul corso di cultura araba a scuola

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Dopo la chiusura della scuola per la fine del Ramadan in un istituto comprensivo di Pioltello, alle porte di Milano, all'inserimento della carne halal nelle scuole del Paese, in un'altra scuola della provincia milanese è stato proposto il corso di lingua e cultura araba. Stavolta si tratta di un istituto superiore, il Vittorio Bachelet di Abbiategrasso che, con una circolare di cui il Giornale è in possesso, propone a docenti, studenti e collaboratori scolastici di partecipare al "corso avanzato di introduzione alla lingua e alla cultura araba". Tra i vari laboratori previsti dall'iniziativa, si legge nella circolare, anche uno sullo hijab, in cui verrà insegnato alle ragazze a indossare il velo.

"In una scuola di Abbiategrasso hanno istituito un corso di lingue e cultura araba, insieme a questo, un laboratorio per indossare il velo islamico, lo hijab. Andate a chiedere alle donne iraniane cos'è lo hijab", ha detto Giuseppe Cruciani nel corso della sua trasmissione La Zanzara, commentando la notizia, che ha destato preoccupazione tra i genitori degli alunni ma anche nell'opinione pubblica. "Se da un lato ritengo utile l'apprendimento della lingua e della letteratura araba, dall'altro non mi spiego come si possa accettare che in una scuola si possa insegnare alle donne a coprire il capo", spiega l'onorevole Sara Kelany, responsabile dipartimento Immigrazione di Fratelli d'Italia. In questo modo si calpesta il principio della laicità dello Stato, "in nome di una inclusione e un'integrazione che si basa non sulla valorizzazione delle diversità, ma sulla diffusione dei principi dell'Islam, che troppo spesso vogliono la donna velata, recintata e costretta alla sudditanza". E davanti a questo, si chiede l'onorevole, "dove sono le femministe di sinistra che inneggiano al patriarcato ad ogni pie' sospinto? Non si può tacere di fronte a pratiche che in molti casi sono segno di sottomissione della donna".

"Gli studenti italiani sono quindi invogliati a imparare la lingua degli immigrati e non il contrario: ormai siamo al paradosso", ha dichiarato Silvia Sardone, eurodeputato della Lega. Lei si batte da anni contro il velo islamico, simbolo di sottomissione femminile nella cultura musulmana e quel laboratorio che insegna come mettere lo hijab rappresenta un'offesa alle donne, come quelle iraniane citate da Cruciani, che lottano per la libertà di non indossarlo. Una notizia che arriva quasi contestualmente all'annuncio da parte della polizia di Teheran, secondo la quale "le donne senza velo che scendono in strada saranno perseguite" con "misure severe".

"La sottomissione totale si avvicina, nel silenzio complice della sinistra. Il velo islamico, simbolo di oppressione, viene addirittura elevato a modello tra i banchi di scuola: dove vogliamo finire?", si chiede ancora la deputata europea della Lega nella sua nota, sottolineando la deriva paradossale che sta assumendo il nostro Paese. "Nelle scuole si sta diffondendo sempre di più questa strategia della finta inclusione che in realtà sembra integrazione al contrario. Una vergogna a cui va posta la parola fine", conclude l'esponente della Lega. Una posizione che vede concorde anche Christian Garavaglia, consigliere in Regione Lombardia per Fratelli d'Italia, perché questi corsi e laboratori rappresentano "un capovolgimento di ciò che sta alla base della nostra identità e cultura nazionale, compreso il rispetto per la dignità della donna.

Non è così che si fa inclusione e soprattutto, non è la via da percorrere per una didattica inclusiva".

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