"Gli atti fanno venire i brividi". Cosa hanno chiesto alla ragazza che accusa Ciro Grillo

Durissimo intervento dell'avvocato Giulia Bongiorno che assiste la ragazza italo-norvegese che sarebbe stata vittima di uno stupro di gruppo, in Sardegna, ad opera di Ciro Grillo

"Gli atti fanno venire i brividi". Cosa hanno chiesto alla ragazza che accusa Ciro Grillo
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Nove anni di carcere sono stati chiesti, alla fine della requisitoria, dal Procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, per Ciro Grillo e i suoi tre suoi amici genovesi, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa italo-norvegese. Ma uno dei problemi fondamentali di questo processo, secondo l’avvocato Giulia Bongiorno, è proprio il metodo.

“La mia assistita è stata sentita in quest’aula con un esame che è durato 35 ore. Le sono state poste 1.675 domande, la commozione l’ha travolta per 18 volte, al punto che è stato necessario interrompere l’udienza. Non so se nella storia giudiziaria esiste un’altra teste alla quale sono state rivolte 1.675 domande”, evidenzia senza peli sulla lingua l’avvocato che difende la ragazza in tribunale. Il presunto stupro sarebbe avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 a Porto Cervo, nel residence di proprietà di Ciro Grillo. Il procuratore ha chiesto al concessione delle attenuanti generiche per i quattro imputati. Oggi nessuno dei quattro è presente in aula.

La legale che assiste la ragazza vuole vedervi chiaro e, soprattutto, vuole fare luce su alcune vicende ancora poco chiare. “E' mio dovere richiamare puntualmente alcuni atti. Inizio dicendo che quella “troi…" della mia assistita prima non lo era, ma dopo la vodka lo è diventata”, esordisce la Bongiorno facendo riferimento alle parole usate dai ragazzi secondo la difesa. “Secondo me giuridicamente basterebbero queste parole per definire tutto. Viene ripetutamente definita troi… non perché lo era all’inizio, ma perché lo diventa dopo tanto così di vodka. Atti che fanno venire i brividi. Attenzione però: esistono anche diritti della vittima- dice la legale - Io non so come si possono sopportare tutte quelle domande. Ma lei ha retto. Ha retto 1.675 domande rispondendo sempre in modo coerente.

Quando non la ricorda dice non lo so, non inventa mai”, conclude. Poi, a stretto giro, ricorda una delle domande a cui aveva dovuto rispondere la presunta vittima: “Come hanno fatto a sfilarle gli slip e i pantaloni insieme?”.

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