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"Un clima di guerra...". Il delirio degli anarchici su Cospito

Una cinquantina di anarchici si sono radunati in Campo dei Frari a Venezia per protestare contro il governo per il caso Cospito. E non solo...

"Un clima di guerra...". Il delirio degli anarchici su Cospito

Oggi pomeriggio a Venezia, come ampiamente previsto, una cinquantina di anarchici si sono radunati in Campo dei Frari, tra la Basilica di Santa Maria della Gloriosa dei Frari e l’Archivio di Stato, anziché in Campo Santa Margherita. Per certi aspetti la si può definire una scelta simbolica dal momento che il dissenso era riferito principalmente nei confronti di uno "Stato", appunto, asseritamente militarista

In Campo dei Frari sono arrivati alla "spicciolata", come si dice in un gergo poliziesco. E ciò è potuto accadere proprio per via del fatto che l’iniziativa non era stata preavvisata. Pertanto, era ipotizzabile che si sarebbero concentrati in un’altra zona della città lagunare. Tuttavia, le forze dell’Ordine e gli apparati informativi sono stati in grado di gestire la situazione nel migliore dei modi. Certo, il dispiegamento di circa 700 operatori era stato previsto in funzione a un nutrito gruppo di contestatori, anziché un risicato gruppetto, dati i precedenti di Torino e Milano. Del resto, si tratta di una città che non riuscirebbe a sopportare una devastazione. Sarebbe stata sufficiente una sola vetrina rotta o una scritta su un qualsiasi muro per creare un danno ingente. Fortunatamente, ha prevalso il buon senso, oppure il fatto che gli stessi anarchici erano numericamente inferiori rispetto agli agenti antisommossa. Comunque, hanno potuto manifestare tutto il dissenso di cui si era parlato ampiamente nei giorni precedenti. Ovverosia, del loro compagno Alfredo Cospito, sottoposto al regime di detenzione previsto dal 41bis, per essersi reso responsabile della gambizzazione di Roberto Adinolfi il 7 maggio 2012, con una tattica usata in precedenza dalle Brigate Rosse, e accusato, insieme alla compagna Anna Beniamino, dell’attentato del 2 giugno 2006 alla scuola allievi Carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Ma non c’era solo la protesta per la liberazione di Alfredo Cospito dal 41 bis. Juan Antonio Sorroche Fernand è l’altro anarchico accusato di avere piazzato due ordigni esplosivi nella sede della Lega di Villorba (Treviso), nei cui confronti il prossimo 28 marzo ci sarà l’udienza di Appello presso l’aula Bunker di Mestre.

Nel corso della manifestazione non sono mancate le inequivocabili accuse nei confronti del Governo. C’è stato un momento in cui uno dei loro portavoce ha voluto ribadire che "questo è un clima di guerra, pensare che sia soltanto un problema tra gli anarchici e lo Stato è un gravissimo errore, qua è in gioco la libertà, l’agibilità minima di strada e di piazza di tutte e di tutti, se non riusciamo a far cambiare di campo la paura che siano i padroni gli Stati, i governi, a partire da questa banda di criminali e assassini, al governo oggi, per noi saranno anni, decenni di lacrime e sangue, se non addirittura di una Apocalisse Nucleare". Come dire, c’è altro di cui occuparsi. In realtà il dispiegamento delle Forze dell’Ordine era nella norma, adeguato a situazioni del genere. La cittadinanza ha potuto regolarmente fruire dei servizi. La manifestazione non preavvisata si è conclusa senza alcuna carica da parte dei Reparti e nessun muro è stato imbrattato. Solo qualche tafferuglio nel piccolo corteo organizzato in fase di ritorno, ma nulla che avesse potuto creare problemi di Ordine Pubblico. Tuttavia, il gruppo di anarchici sarà deferito all’Autorità Giudiziaria per la violazione dell’Articolo 18 del TULPS, in quanto rientra nella fattispecie di manifestazione non preavvisata.

Ora non resta che attendere il 28 marzo presso l’aula Bunker di Mestre in cui si svolgerà l’Appello nei confronti di Juan Antonio Sorroche Fernand. Gli anarchici saranno sicuramente presenti, fuori dall’aula a dare supporto al loro "compagno", sperando in un ripensamento della Corte.

Ma appare difficile una attenuazione della pena in quanto le prove che determinarono la sentenza di primo grado furono schiaccianti e inconfutabili.

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