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Contrae l'HIV nel laboratorio dell'università, l'incubo di una studentessa

La giovane è venuta a contatto col virus che causa l'Aids mentre si trovava in un laboratorio dell'università di Ginevra. Dopo la sua battaglia l'ateneo dovrà risarcirla con 145mila euro

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Un vero e proprio incubo quello vissuto in questi ultimi anni da una ex studentessa di Padova, che durante l'Erasmus svolto presso l'università di Ginevra (Svizzera) ha contratto il virus dell'immunodeficienza umana, HIV. Un vero e proprio dramma, che ha portato l'università elvetica a riconoscerle un risarcimento pari a 145mila euro. Forse poca cosa se paragonato a ciò che la giovane sta affrontando.

La scoperta dell'HIV

Secondo quanto riferito da Il Messaggero, che sta seguendo la vicenda, i fatti risalgono al 2011. La giovane, al tempo studentessa presso l'università di Padova, aveva deciso di fare un'esperienza Erasmus a Ginevra. Presso la facoltà elvetica avrebbe potuto formarsi e svolgere attività di ricerca, utile per preparare la tesi di laurea. Fra i virus studiati, anche quello dell'HIV, capace di provocare la sindrome da immunodeficienza acquisita, meglio conosciuta come Aids. Dovendo effettuare degli esperimenti in laboratorio, la studentessa si era più volte trovata a manipolare il patogeno, ma avrebbe dovuto trattarsi di un virus "difettivo", vale a dire inattivato, incapace di replicarsi e di contagiare.

Qualcosa, in quel laboratorio di Ginevra, deve però essere andato storto. Concluso l'Erasmus, la giovane è tornata in Italia e la sua vita è andata avanti, con tanto di tesi di laurea e conclusione degli studi. La doccia fredda arriva nel 2019, quando la donna ha ricevuto la telefonata che le ha cambiato la vita per sempre. Il laboratorio di analisi presso cui aveva effettuato dei prelievi venosi di ruotine, indispensabili per donare il sangue, l'aveva infatti contattata per dirle che non poteva essere donatrice, in quanto il test per l'HIV era risultato positivo.

Una scoperta sconcertante. Allo stupore e alla paura che sono seguiti dopo aver appreso quell'agghiaccinate notizia, si è poi aggiunta la voglia di conoscere la verità. In che modo aveva contratto il virus, che ancora oggi spaventa così tanto? Il pensiero è andato subito a quell'esperienza a Ginevra.

La battaglia legale

Decisa ad avere delle risposte, l'ex studentessa ha coinvolto sia l'università elvetica che l'università di Padova. A seguirla l'avvocato Serpetti, esperto nel campo di danni legati all'ambito sanitario. E' stato contattato anche il laboratorio di Virologia dell'Università di Tor Vergata a Roma, che analizza il virus che ha infettato la donna. Questo risulta essere identico a quelli impiegati in laboratorio. A confermarlo sono stati gli esami sulla sequenza genetica.

Questo caso ha sconvolto la comunità scientifica, in quanto si tratterebbe della prima volta che un virus generato in laboratorio è riuscito a infettare una persona. L'episodio, dunque, è assolutamente da esaminare. Si cerca quindi di capire in che modo l'ex studentessa possa essere venuta a diretto contatto col virus HIV. Una provetta rotta? Una micro-lesione sulla mano? Un ingresso per via aerea? Purtroppo è passato troppo tempo, e non sarà mai possibile risalire a quanto accaduto.

Secondo quanto riferito dall'università di Padova, si starebbe arrivando a un accordo di transizione fra le parti. Alla ex studentessa dovrebbe essere riconosciuto un risarcimento pari a 145mila euro.

Poca cosa, forse, rispetto al dramma che sta vivendo la donna, e al rischio che un evento del genere possa ripetersi.

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