Così l'Oms ha "inventato" la narrazione sul Covid

Le mail interne all'Organizzazione testimoniano la volontà di coprire le magagne dell'Italia. Il ruolo di Zambon e il report sparito

Così l'Oms ha "inventato" la narrazione sul Covid

L’Organizzazione mondiale della Sanità, che dovrebbe rappresentare il baluardo dell’indipendenza scientifica, sembra aver scelto — nel momento più drammatico della pandemia — la via della convenienza politica.
Grazie a documenti inediti, Il Giornale sta riscrivendo passo dopo passo la vicenda del rapporto Oms coordinato da Francesco Zambon, pubblicato sul sito dell’Oms il 13 maggio 2020 e ritirato meno di 24 ore dopo, su richiesta di Oms Cina, per mano dello stesso Zambon. Per completezza, va ricordato che — contrariamente alla gogna mediatica scatenata contro l’ex numero due dell’Oms — sia l’Oms che il Tribunale di Venezia, che il Tribunale del Lavoro di Ginevra hanno scagionato Ranieri Guerra da qualsiasi responsabilità sul ritiro del rapporto che per anni si è creduto essere critico sulla gestione dell’Italia, ma che il Giornale ha rivelato Zambon volesse in realtà elogiare.

Se è vero che niente è figlio del caso, da una e-mail in possesso del Giornale — e già segnalata da Report — emerge chiaramente che la stessa Oms che ha platealmente rifiutato di essere audita in Commissione d’inchiesta Covid per preservare la propria terzietà ed indipendenza, a partire dal marzo 2020 era diventata strumento consapevole della propaganda del ministro della Salute, Roberto Speranza.

È lo stesso Ranieri Guerra, al tempo vice direttore aggiunto dell’OMS, a scrivere al capo della comunicazione OMS Europa, Benedetta Allegranzi, il 13 marzo 2020: “Suggerisco vivamente di astenersi da qualsiasi commento sulla situazione in Italia in questa fase, poiché potrebbe ritorcersi contro. Ho proposto di lavorare con loro allo sviluppo di una strategia di comunicazione a partire da lunedì prossimo e per tutta la settimana fino a venerdì. Ciò implica condivisione, pubblicazione, commenti, ecc. — il tutto passerà oggi all’approvazione del gabinetto. Benedetta ha partecipato ieri a una discussione a livello scientifico”.

L’ex numero due Oms — arrivato in Italia il giorno precedente per affiancare il Cts — prosegue: “Ho dimenticato di dire che ho parlato con il Ministro della Salute, che conosco abbastanza bene, su come possiamo fornire supporto alla stampa e ai media, assicurandoci che i nostri commenti siano concordati e discussi in anticipo, in modo da contribuire alla loro capacità e ai loro obiettivi comunicativi. Posso chiedervi di rispettare questo principio, altrimenti rischiamo di perdere la fiducia (non facile da creare, ma ora completa ai più alti livelli, anche grazie ai recenti tweet del direttore generale e all’eccellente dialogo che Hans ha costruito e continua a mantenere)”.

Parole che non lasciano spazio a interpretazioni: l’Oms, anziché garantire indipendenza e trasparenza, si coordina politicamente con il ministero della Salute per calibrare la propria comunicazione e “non perdere la fiducia” del governo italiano.

Come rivelato dal Giornale, a questa linea si era perfettamente allineato anche il ricercatore Oms Francesco Zambon. Il 14 aprile 2020, Guerra scrive a Zambon: “Ti ho aperto un’autostrada sulla narrazione, ma bisognerebbe anche condividere con Speranza un indice più aggiornato di quello che volete fare, così che benedica anche questa parte”. Zambon, riconoscente, risponde: “Caro Ranieri, grazie per la tua intermediazione con il ministro. In allegato trovi la outline della pubblicazione sull’Italian response to Covid-19. Un team di consulenti sta lavorando su di essa e ne seguo - insieme a Wim – il suo sviluppo costantemente. Ci saranno anche dei regional profiles, alla fine del testo principale. La pubblicazione vuole fornire una ‘story line’ con descrizione di quanto successo in Italia mettendo in luce i punti di forza, e facendo emergere alcuni messaggi chiave che possono essere utili ad altri paesi”.

Un rapporto, insomma, costruito per valorizzare la “narrazione” gradita al ministero, non per analizzare criticamente la gestione della pandemia. Lo conferma lo stesso Zambon in un’altra e-mail: “L’Oms - pur nel delicatissimo equilibrio in cui siamo - può fornirgli oltre che una foglia di fico anche una pubblicazione di cento pagine su cui farsi ulteriore forza. Che ne avvalla fondamentalmente l’operato”. E ancora, nella stessa comunicazione del 14 aprile, Zambon illustra a Guerra un nuovo progetto: “L’altro prodotto che vorremmo sviluppare con i fondi del Kuwait è legato alla risposta italiana (con confronto anche con altri stati) legati alle domande sotto, tutte legate al motto ‘leave no one behind’ degli Sdg (Sustainable development goals, obiettivi di sviluppo sostenibili). So che il tema delle health inequities (e inequities in generale) risuona molto con l’agenda del ministro Speranza, pertanto mi auguro che la proposta trovi il suo placet”.

In sostanza, Zambon non solo forniva a Speranza una copertura istituzionale sotto le insegne Oms (“una pubblicazione di cento pagine su cui farsi ulteriore forza che ne avvalla fondamentalmente l’operato”), ma si preoccupava di costruire nuovi progetti “in sintonia con la sua agenda politica”.

L’Organizzazione mondiale della Sanità, nata per incarnare la purezza della scienza e la sua indipendenza, si è rivelata – alla prova dei fatti – un gigante burocratico corroso dal conformismo, pronto a inchinarsi davanti ai governi che avrebbe dovuto assistere e monitorare. Altro che indipendenza: dietro la facciata della neutralità si cela un apparato che ha sacrificato la verità sull’altare della diplomazia, trasformando la scienza in un esercizio di opportunismo. Le mail rivelate dal Giornale mostrano senza ombra di dubbio che nel momento in cui il mondo aveva bisogno di trasparenza e coraggio, l’OMS ha scelto il silenzio calcolato, il linguaggio felpato, la complicità elegante.

Ha preferito non creare frizioni invece di creare consapevolezza. Una resa morale travestita da bon ton istituzionale. E così - in uno dei periodi più bui della storia d’Italia - l’Oms i è ridotta a coprire le mancanze, difendere la narrativa e adattarsi alla linea ed all’agenda politica del ministro Speranza, perdendo in un colpo solo la sua funzione, la sua autorevolezza e la sua anima.

E in questa catena di complicità e di autoassoluzioni, Francesco Zambon non può essere un comprimario silenzioso. La commissione d’inchiesta sul Covid che ha deciso di ascoltarlo ha il dovere di scavare fino in fondo.

Zambon deve chiarire se fu vittima di un sistema o parte attiva di una macchina che, invece di servire la salute pubblica, serviva la propaganda del governo italiano sulla pandemia. Una propaganda che, come abbiamo scoperto, era costruita su un castello di sabbia fatto di bugie.

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