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Covid, (ri)parte la caccia ai vaccini

Gli esperti invitano gli anziani a «cautelarsi» in vista dell’inverno. Contagi, nessun allarme

Covid, (ri)parte la caccia ai vaccini

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Parte la corsa delle Big Pharma per piazzare sul mercato mondiale il vaccino anti Covid più adeguato alle ultime varianti in circolazione. Dopo Pfizer, in settimana ci sarà l’ok di Ema anche di Moderna, che ha già pubblicato i dati molto positivi sull’efficacia del prodotto anche riguardo alla variante PIrola, di cui ci si aspetta una larga diffusione assieme a Erin, ormai dominante in Italia e in molti paesi europei. Quello di Moderna è un vaccino monodose che per efficacia dovrebbe coprire l’intero arco invernale, così come avviene per l’influenza. I sintomi ormai sono quasi sovrapponibili, l’unica seccatura per anziani e fragili è quella di sottoporsi a due punturine anziché una, quella classica contro i sintomi influenzali.
In questo modo, l’inverno passerà senza che il Covid faccia troppi danni. Ne è convinto anche Marco Cavaleri, Responsabile dei vaccini d’ente regolatorio europeo, che invita tutti gli... «anta» a farsi il vaccino anti-covid. «A loro bisognerà dare un’aiutino – spiega - È vero che il virus è profondamente cambiato, colpisce le vie respiratorie alte, dà febbre e i sintomi sono parainfluenzali. Però, così come l’influenza provoca anche gravi conseguenze su certi soggetti fragili e sugli anziani, anche il Covid può essere molto insidioso.
Aspettiamoci un’ampia circolazione del in inverno, soprattutto negli ambienti chiusi». Ma se un giovane «regge» l’influenza (anche stando male) a suon di tachipirina e brodo di pollo, un anziano può finire in ospedale per complicanze. E dunque Cavalera spiega che «l’azione più importante dei governi è convincere gli anziani a farsi il vaccino nuovo che garantisce una copertura annuale».
Sul virus, però, ancora oggi nessuno offre certezze per la reinfezione. «I dati di Moderna sono molto incoraggianti e dovrebbe conferire una buona protezione anche per il Covid lieve – spiega l’esperto – Ma questa rimane ad ora una speranza. Lo verificheremo nella pratica - aggiunge - I dati che abbiamo in possesso ora ci dicono però che XBB di Moderna neutralizza bene anche questa nuova variante Pirola. Ed è un’ottima notizia».
Scientificamente, infatti, il vaccino genera un aumento di 8,7 volte degli anticorpi neutralizzanti nell’uomo contro BA.2.86 (Pirola).
Il pensiero che dopo Erin si diffonda Pirola si basa su certezze scientifiche già sperimentare in passato. Per ora questa variante, si è già diffusa in Israele, Danimarca, Gran Bretagna.
Ed è proprio in Inghilterra che preoccupa un focolaio in una casa di cura in cui si sono ammalati con Pirola 22 di ospiti della struttura e 6 tra il personale, vaccinati solo nella primavera scorsa con un bivalente. «Questo spiega che la variante – dicono gli scienziati inglesi - provoca una minore infettività in vitro, ma che poi diventa molto trasmissibile in ambienti a stretto contatto». C’è stata tanta preoccupazione ma per fortuna pochi danni: il 57,6% degli ospiti risultati positivi erano sintomatici, solo uno è stato ricoverato. E gli operatori si sono tutti ripresi senza nessuna ospedalizzazione.
In Danimarca, invece sono stati sequenziati oltre 400 casi colpiti da Pirola: l’età media di 57 anni e avevano tutti una condizione cronica preesistente. Ma i sintomi riportati dai pazienti e constatati dai medici - si legge nel report reso pubblico - non sono significativamente diversi da quelli che si manifestano con altre varianti e includono tosse, mancanza di fiato e febbre.

Nessun caso è stato classificato come grave.

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