
Andrea Sempio è ancora innocente. Aspettate: prima di commentare, arrabbiarvi, esultare, arrivate alla fine dell’articolo. Dicevamo che Andrea Sempio è ancora innocente non perché lo dica la discutibilissima sentenza di condanna di Alberto Stasi, né perché gli indizi che la procura di Pavia avrebbe raccolto a suo carico, o quelli tirati fuori dalle Iene, non valgano niente. No. Andrea Sempio è ancora innocente perché lo dice la Costituzione, di solito così elogiata eppure sistematicamente ignorata in questo comma dal circo mediatico e giudiziario che ruota attorno ai fatti di cronaca. Testuale: “L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.
Ora, sul caso di Garlasco non bisogna fare l’errore, tremendo, di fomentare il giustizialismo contro Sempio per spacciarsi ultra-garantisti con Stasi. Parliamo di due percorsi paralleli, per quanto collegati.
Su Stasi abbiamo tutto il diritto di considerare illogica quella condanna arrivata dopo due precedenti assoluzioni. Senza entrare nel dettaglio dell’ultimo processo, ha ragione da vendere il ministro Carlo Nordio a ritenere che “se una persona è stata assolta” una volta “non si debba e non si possa” modificare la sentenza in peggio. Tradotto: se un giudice ti considera innocente, quello dopo non può trasformarti in killer. A meno che, ovviamente, non sopraggiungano elementi nuovi ed effettivi (una testimonianza, una confessione, una prova) che permettano di aprire, però, un nuovo processo. Da zero. E c’è una logica in questo. Dice Nordio: “Quando un giudice ha già dubitato al punto da assolvere” in primo grado, “è difficile pensare che si possa condannare al di là di ogni ragionevole dubbio” in secondo grado.
Altro discorso riguarda Sempio. Adesso il colpevole perfetto sembra lui: l’impronta ignorata per 18 anni, i bigliettini in cui scrive di aver fatto “cose bruttissime”, l’alibi che forse non regge, il malore durante l’interrogatorio, il tema sul delitto, il non essersi presentato dai pm, il dna sotto le unghie di Chiara Poggi, il martello nel canale, il famoso borsone pesante delle sorelle Cappa. Attenzione. Stiamo parlando ancora di un'indagine, ovvero di magistrati che raccolgono elementi, fanno scrivere perizie, ipotizzano: tutto prenderà forma solo nel corso di un processo che - al momento - non è neppure iniziato.
Ad ora abbiamo a disposizione solo elementi “di parte”, cioè delle pubblica accusa, che si basa su consulenze di esperti che possono fallire. Se un perito dice A, non è impossibile che un altro sostenga B: l’impronta rossa (non di sangue, ma per un reagente) che oggi consideriamo “la prova regina”, nel 2007 venne scartata da altri esperti perché considerata inutile. Lo stesso dicasi per il Dna attribuito a Sempio.
Inoltre proprio i dubbi sulla condanna di Stasi, viste le pasticciate indagini pregresse, dovrebbero farci valutare coi piedi di piombo anche questa indagine. I magistrati cambiano, certo, ma il principio di innocenza resta così come il dubbio che se la Procura di Pavia ha sbagliato una volta potrebbe farlo di nuovo. Ricordiamo sempre che Sempio è già stato indagato e archiviato due volte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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