
L’ultima follia ideologica riguarda il boicottaggio dei prodotti aziendali che arrivano da Israele. L’ultimo caso a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze, dove tutte le farmacie comunali hanno deciso per lo stop alla vendita di farmaci, parafarmaci, attrezzature mediche e preparati cosmetici prodotti da aziende israeliane. La decisione è stata presa dall'Azienda farmacie e servizi spa, controllata al 100% dal Comune e proprietaria di 8 esercizi commerciali sul territorio.
L’amministrazione ha invitato le farmacie - che ovviamente hanno aderito a questo progetto – a boicottare i prodotti che arrivano da Israele o, addirittura, quelli realizzati con capitale israeliano. Una scelta quantomeno discutibile per rispondere alla crisi in Medio Oriente. “L’interruzione di ogni forma di relazione istituzionale tra l’Amministrazione comunale e i rappresentanti del Governo israeliano o Enti e Istituzioni ad esso riconducibili fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale”, mette nero su bianco l’azienda. Come spiega il Comune in una nota, si tratta del primo caso di attuazione del boicottaggio economico con queste modalità. La sospensione degli accordi commerciali coi fornitori israeliani partirà il 1° luglio. L’azienda israeliana più colpita, invece, sarà la TEVA, multinazionale farmaceutica israeliana specializzata nella produzione di farmaci generici che opera in Italia.
Non è mancata la reazione della politica. Il primo ad esporsi è stato Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino, che ha giustificato: “Gli sviluppi degli ultimi giorni, con l’aggressione di Israele all’Iran in spregio al diritto internazionale, hanno relegato in secondo piano quanto sta continuando ad accadere a Gaza, dove ogni giorno si muore sotto le bombe o uccisi nel tentativo di ottenere un po’ di cibo”. Come amministrazione, ha detto, “vogliamo fare la nostra parte”.
Secca la risposta del vicepresidente del Senato e senatore della Lega, Gian Marco Centinaio: “La decisione del sindaco di Sesto Fiorentino di boicottare i prodotti israeliani dalle farmacie comunali è grave e irragionevole”.