Nazionale

"Io, carabiniere ferito dagli anarchici. Che rabbia le proteste sul 41 bis"

Stefano Sindona aveva 42 anni quando gli esplose tra le mani il pacco bomba anarchico inviato presso la caserma di viale Libia a Roma dove prestava servizio

Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Stefano Sindona aveva 42 anni ed era maresciallo presso la caserma di viale Libia a Roma quando, il 4 novembre 2003, aprì il pacco bomba di matrice anarchica indirizzato all'Arma. Perse due dita a causa di quell'azione violenta da parte di quelli che oggi incendiano auto e soffiano sulla brace dell'eversione in Italia, in una continua escalation di violenza. Gli stessi che chiedono, dietro le minacce, l'abolizione del regime del 41-bis per Alfredo Cospito, supportati anche da politici e artisti che si fanno portavoce delle richieste di quelli che sembrano inquadrare il nuovo anarchismo militante italiano.

Oggi, Stefano Sindona prova rabbia nel sentire parlare di umanità nei confronti di uno degli esponenti principali dei gruppi anarchici moderni. "Fui io ad aprire quel pacco bomba arrivato in caserma, l'esplosione mi è costata due dita di una mano e ferite evidenti, impossibili da rimarginare, all'altra. Oggi sento parlare di Cospito, sento le notizie di minacce e scontri, le lamentele su quanto sia pesante il carcere duro, e mi viene una rabbia... Io sono un miracolato, tutto sommato, ma quanti giovani sotto ai colpi degli anarchici hanno pagato un prezzo ancora più caro?", dice oggi Sindona all'Adnkronos.

Gli attentatori di quell'azione furono arrestati sette mesi più tardi, grazie a un'operazione condotta da poliziotti e carabinieri insieme. Vennero arrestati 4 ragazzi, tra i quali il presunto responsabile dell'attentato subito da Sindona. A capo della Digos c'era l'attuale capo della polizia, Lamberto Giannini. Sindona ricorda che nel suo caso "il processo nemmeno si concluse bene. Ero un uomo dello Stato, che in tribunale andava da solo col proprio legale, contro chi si presentava insieme all'avvocato e a un centinaio di persone pronte a dargli manforte".

La rabbia di un uomo dello Stato caduto vittima della violenza anarchica, purtroppo, nel nostro Paese sembrano fare meno rumore dei un manipolo di violenti e insurrezionalisti. E stonano anche le parole di Angelo Bonelli, co portavoce di Europa Verde e deputato dell'Alleanza Verdi-Sinistra, secondo il quale Alfredo Cospito "non ha messo in pericolo nessuno". Alfredo Cospito è accusato di essere stato nel commando anarchico che sparò all'ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, gambizzandolo a Genova. E stonano anche quelle di Monica Cirinnà, responsabile diritti del Partito Democratico, secondo la quale a Cospito andrebbe garantito a Cospito "un trattamento non contrario al senso di umanità". L'anarchico ha iniziato volontariamente uno sciopero della fame e rifiuta l'alimentazione forzata, proprio in protesta contro il 41-bis.

Commenti