"Chi supporta i palestinesi sotto attacco diventa target dei fascisti, sono ordini che arrivano da Israele e il nostro governo riceve ordini direttamente da Netanyahu". Questa la tesi di Shukri Hroub dell'Udap (Unione democratica arabo palestinese), responsabile logistica della Freedom Flotilla secondo cui gli arresti di oggi "si commentano da soli, come le denunce e gli abusi di ogni tipo".
"In Occidente è stata esportata tanta democrazia che ne è rimasta poco", dice all'Ansa l'esponente della comunità palestinese in Italia, che ha marciato fianco a fianco con Hannoun e gli altri 8 arrestati nelle manifestazioni che si sono susseguite a Milano ogni sabato dal 7 ottobre 2023. "Per ciò che so, questi 9 palestinesi non hanno fatto altro che dare un supporto reale ai palestinesi contro l'assenza del mondo", aggiunge Hroub. L'esponente dell'Udap non ha dubbi: "c'è chi lo fa con associazioni, chi in un altro modo, come noi che mandiamo fondi direttamente all'ospedale di Gaza, e a queste persone vengono sequestrati i soldi o sono criminalizzati, è l'ennesima dimostrazione di supporto al genocidio". Secondo Hroub, "A Roma si devono difendere dall'accusa di complicità in genocidio ma - sottolinea - con questo atteggiamento non risolvono i loro problemi perché il popolo italiano a Roma ha detto la sua con una manifestazione da un milione di persone".L'esponente dell'Udap, poi, assicura: "Con la loro mossa di accusare i nostri ragazzi in giro per il mondo devono sapere che non ci fermano, troveremo sempre il modo di aiutare il nostro popolo che lotta per i suoi diritti e per sopravvivere nella sua terra perché abbiamo il sostegno del popolo del mondo". E, infine, conclude: "Poi massonerie, mafiette e governetti e servi di Trump sono un altro discorso, loro governano e comandano e ci vogliono portare in guerra con la grande operazione di riarmo".
I Giovani Palestinesi d'Italia (Gpi) e l'Unione Democratica Arabo-Palestinese (Udap) hanno diffuso una nota comune in cui condannano "con fermezza l'operazione repressiva che all'alba di oggi ha portato all'arresto di nove persone e al coinvolgimento di tre associazioni, con l'accusa di finanziamento a organizzazioni politiche in Palestina". Secondo loro "si tratta di un grave atto di criminalizzazione delle mobilitazioni e delle associazioni solidali con il popolo palestinese in Italia". Gpi e Udap non hanno dubbi: "Questi arresti, insieme ai precedenti casi di Anan, Ali, Mansour e Ahmad Salem, confermano una preoccupante deriva repressiva e un uso politico dell'apparato giudiziario volto a colpire il dissenso e a intimidire chi denuncia l'occupazione e i crimini commessi contro il popolo palestinese". La resistenza, secondo loro è "un diritto legittimo del popolo palestinese, così come di ogni popolo in lotta per la propria autodeterminazione, ed è riconosciuta anche dal diritto internazionale". I Giovani Palestinesi d'Italia e l'Unione Democratica Arabo-Palestinese rifiutano perciò che questa "venga arbitrariamente equiparata al 'terrorismo' ed esprimono la loro solidarietà "a tutte e tutti coloro che sono stati colpiti da questa campagna repressiva e rinnoviamo il nostro impegno a proseguire la mobilitazione contro l'occupazione, il genocidio e la complicità dell'Italia, così come contro ogni forma di repressione del dissenso". E sentenziano: "La solidarietà con il popolo palestinese non è terrorismo!".
Anche gli attivisti della Freedom Flotilla Italia condannano con decisione "ogni forma di repressione della solidarietà e ribadisce che la difesa dei diritti del popolo palestinese non è reato, ma un dovere morale e politico di chiunque creda nella giustizia, nella pace e nei diritti umani universali". Gli attivisti richiamiano le istituzioni italiane ed europee alle proprie responsabilità "affinché pongano immediatamente fine alla criminalizzazione della solidarietà, garantiscano pienamente le libertà civili e politiche — a partire dalla libertà di espressione, di manifestazione e di associazione — e si assumano il compito di agire concretamente per fermare le violazioni sistematiche del diritto internazionale e dei diritti umani subite dal popolo palestinese". Gli attivisti criticano Paesi come la Germania, il Regno Unito e l'Italia dove aumenta "la repressione - divieti, fermi, sanzioni, interventi di polizia e procedimenti penali - contro cittadini, attivisti, organizzazioni e personalità pubbliche, colpevoli unicamente di esprimere solidarietà al popolo palestinese, di denunciare i crimini commessi dall'entità sionista nei territori occupati e di chiamare al rispetto del diritto internazionale".
Atti che "costituiscono una grave compressione delle libertà democratiche fondamentali e rivelano una pericolosa deriva autoritaria, finalizzata a silenziare il dissenso e a impedire che l'opinione pubblica europea prenda piena coscienza delle responsabilità nella pulizia etnica in corso a Gaza e nei territori palestinesi occupati". Gli attivisti della Freedom Flotilla Italia sentenziano: "La solidarietà non si processa. Chi sceglie la la censura in realtà mette in discussione la democrazia. Il silenzio non è neutralità: è complicità".