
Non solo la paura di chi ha sentito lo scoppio e ha visto alzarsi al cielo l’enorme nube infuocata. Da gestire, ora, c’è anche la paura (comprensibile) di chi vive vicino a impianti gpl, distributori di carburanti. O chi semplicemente ha un’auto a gpl e non si sente più così sicuro.
Anche perché tutti siamo consapevoli, come dice bene Federcontribuenti, che «non sia stata una strage solo per puro miracolo».
Sono 21.618 in tutta Italia i distributori di carburante, di cui 4.561 quelli che erogano gpl, in base al conteggio della sezione Osservaprezzi Carburanti sul sito del Ministero delle Imprese, sommando i totali delle 20 regioni. A Roma, in particolare, dove ieri mattina si è verificata l’esplosione, sono 862 i distributori sul territorio comunale di cui 109 quelli che erogano gpl. Quelli all’interno del Raccordo Anulare sono circa 650, di cui 41 quelli che distribuiscono gpl. Nel raggio di un chilometro da via dei Gordiani, il luogo dell’incidente, sono 13 le pompe di benzina, che salgono a 63 nel raggio di 2 chilometri. «Sarebbe meglio eliminare la presenza dei distributori di gpl in città - interviene Valeria Di Sarli, ingegnere chimico del Cnr - questa non è la prima volta che succede una cosa simile».
L’esplosione ha riportato alla luce le polemiche su un tipo di carburante che, da sempre, va considerato con una certa attenzione.
Il gas di petrolio liquefatto potrebbe presentare rischi per la sua elevata infiammabilità se miscelato con l’aria e in presenza di una fonte di accensione. Se invece ci sono perdite nell’impianto, la miscela con l’aria può causare un incendio o «un’esplosione pari a quella di una bomba», come hanno rilevato i vigili del fuoco.
«Le cisterne dei distributori sono in pressione, per conservare il Gpl allo stato liquido. La rottura di una conduttura e l’innesco di un incendio può rendere una cisterna una bomba potentissima» spiega Andrea Tavoletta, responsabile operazioni logistica e Fidi presso Termo Trading Petroli, società che opera nella vendita e distribuzione di carburanti. La pressione del Gpl in una cisterna di un distributore, per mantenerlo allo stato liquido, varia tra i 2 e gli 8 bar: è necessaria perché il Gpl tende a tornare allo stato gassoso a temperatura ambiente e alla pressione atmosferica. Si poteva fare qualcosa di diverso dopo aver saputo della conduttura rotta da un’autobotte? «Dipende da come è fatto l’impianto - spiega Tavoletta - In teoria, tra serbatoio, condutture ed erogatore finale ci sono le 'mandate di chiusura', ovvero saracinesche che si possono chiudere per circoscrivere la perdita.
Ma è evidente che tutto dipende dalla posizione, dall’entità del danno e dal poco tempo a disposizione». «I controlli sono accurati e le procedure sono molto rigide. Se avviene un incidente serio la chiamata ai Vigili del fuoco può diventare l’unica risposta possibile» conclude Tavoletta.