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Lavoro e Pil, così il Sud cresce di più del Centro-Nord: cosa rivela il dossier dello Svimez

Il Rapporto Svimez segnala un boom occupazionale al Sud e una crescita del Pil superiore al Centro-Nord, ma continua l’esodo dei giovani: 175mila in tre anni, con una fuga di competenze che costa 8 miliardi l’anno

Lavoro e Pil, così il Sud cresce di più del Centro-Nord: cosa rivela il dossier dello Svimez
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Dal nuovo Rapporto Svimez 2025 emerge un Mezzogiorno attraversato da una dinamica senza precedenti: l’occupazione cresce come non mai, spingendo il Sud a trainare il mercato del lavoro italiano. Tra il 2021 e il 2024 il Mezzogiorno ha registrato un incremento dell’occupazione dell’8%, pari a quasi 500mila nuovi posti di lavoro, oltre un terzo dell’aumento nazionale.

Le regioni meridionali sono state sostenute dagli incentivi edilizi, dalla ripresa del turismo e soprattutto dall’avvio dei cantieri del PNRR, che hanno coinvolto costruzioni, manifattura e servizi collegati alla filiera dell’edilizia.
Il boom riguarda soprattutto i giovani: nel triennio 2021-2024 gli under 35 occupati sono aumentati di 461mila unità in Italia, di cui 100mila solo al Sud. Il tasso di occupazione giovanile nel Mezzogiorno sale di 6,4 punti percentuali, un ritmo superiore rispetto al Centro-Nord, anche se il divario resta molto ampio.

La crescita del Pil

Sempre secondo il rapporto il Sud fa meglio del Centro-Nord anche sul fronte del Pil: rispettivamente +0,7% nel 2025 e +0,9% nel 2026 contro +0,5% e +0,6%. Sono le stime Svimez, secondo cui nrl complesso l'Italia crescerà poco ma con un graduale miglioramento: +0,5% nel 2025, +0,7% nel 2026, +0,8% nel 2027. Grazie al completamento dei cantieri Pnrr, il Sud dovrebbe quindi continuare a superare il Centro-Nord nel biennio 2025-2026. Complessivamente, sulla crescita cumulata del biennio, la domanda di investimenti pubblici dovrebbe valere 1,7 punti di Pil nel Mezzogiorno e 0,7 punti nel Centro-Nord. Nel 2027, invece, rallenta il ciclo degli investimenti pubblici, riparte la domanda internazionale e il Centro-Nord tornerà a crescere più del Sud (+0,9% contro +0,6%).

Ma l’esodo continua: il Sud perde capitale umano

La fotografia della Svimez, però, racconta anche un paradosso: mentre cresce il lavoro, il Sud continua a svuotarsi. Nel solo triennio 2022-2024 175mila giovani meridionali tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato le loro regioni in direzione del Centro-Nord o dell’estero. Si tratta di una fuga che supera in volume persino l’aumento dell’occupazione giovanile, segno che le condizioni di vita e la qualità delle opportunità professionali non risultano ancora sufficienti per trattenere chi ha competenze.

La metà dei giovani che partono è laureata e il costo di questa emorragia di talento è elevatissimo: secondo la Svimez, il Mezzogiorno perde ogni anno 8 miliardi di euro di capitale umano formato nelle sue università. Nel frattempo, la prima porta d’ingresso al lavoro resta spesso il turismo, con bassi salari e scarse prospettive. A peggiorare la situazione contribuisce il calo dei salari reali, più marcato al Sud che nel resto d’Italia: -10,2% tra il 2021 e il 2025.

Lo Svimez avverte che senza un salto di qualità nella domanda di competenze, il boom occupazionale rischia di essere effimero.

Servono settori ad alta intensità di conoscenza, una strategia industriale territoriale coerente e più infrastrutture sociali. Rendere la scelta di restare davvero libera, e non dettata dalla mancanza di alternative, è la sfida che il Mezzogiorno deve affrontare nei prossimi anni.

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