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Migranti, Sea Watch viola le disposizioni: scatta l'ispezione a bordo

Il veliero Aurora, invece di andare a Trapani, ha sbarcato a Lampedusa i 72 migranti recuperati: a bordo polizia, Digos e Guardia costiera per un'ispezione

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Ancora una volta, la Ong ha ignorato le indicazioni delle autorità italiane, sbarcando in un porto diverso da quello assegnato. Si tratta del veliero Aurora, della Ong Sea Watch, che era stata assegnata al porto di Trapani. Ma l'imbarcazione, con a bordo 72 persone, invece di dirigersi verso la città siciliana, è entrata nel porto di Lampedusa, dopo autorizzazione delle autorità, che hanno però poi portato a bordo la polizia. L'Italia sta facendo enormi sforzi per gestire l'enormità di migranti che sbarcano autonomamente o con gli assetti militari, dovendosi ora anche occupare di gestire ulteriori 72 migranti della Ong, considerando che l'hotspot è costantemente sovraffollato.

"Arrivare a Trapani con 72 persone soccorse in un assetto con spazi limitati, senza benzina sufficiente né acqua potabile a disposizione semplicemente non è possibile", aveva dichiarato il capo-missione Rebecca Berker. Un'ammissione di colpevolezza, questa, perché dimostra ancora una volta che le navi della flotta civile sono spesso inadeguate a compiere le operazioni per le quali si mettono in mare. La nave Aurora rientra in un quel progetto di elusione delle norme italiane da parte delle Ong, che da tempo mettono in mare e usano navi di piccole dimensioni che, proprio per la scarsità del serbatoio, non possono essere mandate in porti lontani. Ma arrivare a non avere benzina e acqua a bordo significa aver effettuato calcoli sbagliati prima della partenza. Per l'ennesima volta la prepotenza delle Ong getta la maschera e mette in luce che questi interventi sono per lo più atti di sfida al governo di Meloni.

"È loro diritto sbarcare nel porto sicuro più vicino", ha dichiarato Berker con saccenza. Ma questa asserzione si scontra con quanto stabilito solo pochi mesi fa dal Tar del Lazio, proprio su ricorso di una Ong, secondo il quale il Pos non deve necessariamente coincidere con il porto più vicino alla zona di soccorso e solo il Viminale ha potere decisionale in merito. Per altro, il Tar, citando la normativa internazionale, ha ricordato che il Pos non dev'essere necessariamente sulla terra ferma ma può essere rappresentato anche da una nave. E in quel caso, i migranti risultano sbarcati nel Paese titolare della bandiera. Ma le Ong dimenticano questa sentenza, non è utile per la loro narrazione propagandistica, viziata da nozioni omesse.

E così, mentre l'Aurora è stata autorizzata a entrare a Lampedusa, dove sarebbe comunque entrata, al momento dello sbarco i militari della Guardia costiera di Lampedusa, assieme ai poliziotti della Squadra Mobile e della Digos della questura di Agrigento, sono saliti a bordo per un'ispezione.

Resta da capire se l'imbarcazione verrà fermata per la violazione del decreto Ong, e quali provvedimenti verranno assunti davanti all'ennesimo atto di prepotenza, da parte di un'organizzazione straniera che nei fatti non riconosce l'autorità e la sovranità del territorio italiano.

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