Mafia: morto l'ex pentito Armando Palmeri

Tra pochi giorni sarebbe stato ascoltato dai magistrati di Caltanissetta. Per l'occasione, aveva contattato ilgiornale.it con l'intenzione di rilasciare un'intervista. Non c'è stato il tempo: trovato morto nella sua casa vicino ad Alcamo

Mafia: morto l'ex pentito Armando Palmeri

"Metti da parte la curiosità... e affila i denti". È l'ultimo messaggio inviatoci da Armando Palmeri, l'ex pentito di mafia, braccio destro del boss alcamese Vincenzo Milazzo, trovato morto nel pomeriggio del 18 marzo in una casa non lontana dalla sua Alcamo. Si parla di un infarto, ma sono in corso accertamenti.

Ci aveva scritto martedì 14 marzo. I nostri contatti si erano fermati a settembre del 2022 quando - a seguito dell'uscita del libro Solo un uomo solo, scritto insieme a Stefano Santoro - ci aveva rilasciato due interviste esclusive, in cui aveva anticipato dichiarazioni poi rese anche alla trasmissione Report. Due interviste con un iter poco ortodosso, che ci aveva convinto a interrompere i rapporti. Troppe le ritrattazioni e le richieste di censurare quanto dichiarato (e registrato su suo consenso). Martedì scorso la sorpresa.

Dopo i primi convenevoli, Palmeri ci scrive di essere "più incazzato che mai". Non sapevamo ancora che nei prossimi giorni era atteso dai magistrati di Caltanissetta. È stato lui a scrivercelo. Ecco il suo messaggio: "...preparati...sto preparando pane per i tuoi denti... naturalmente non spendo MAI [sic] una parola se non sono in grado di dimostrare...la Procura di Caltanissetta sta cercando di farmi ritrattare...". Ritrattare cosa, non lo sappiamo, non c'è stato il tempo di chiederglielo.

Ma non finisce qui: "...ricordi quel magistrato che paragono a Brusca...citando il Rigoletto? Ebbene rileggi quel passo nel libricino...ebbene proprio lui in nome della Procura... [...] non capiscono le trappole... sapevo che ci sarebbero cascati". Il riferimento è sicuramente al suo libro, uscito nel corso dell'estate passata. Criptico, invece, il riferimento alle trappole e al magistrato che, in nome della procura, non si capisce bene cosa abbia fatto.

Il messaggio si concludeva in questo modo: "Fammi sapere se ci sei... riascolta l'intervista rilasciata a Report... seguita dall'intervento di Scarpinato...focalizza l'attenzione...appresso capirai...".

Ormai c'è poco da capire. Nelle due interviste che ci aveva precedentemente rilasciato, tanti erano stati gli spunti interessanti. Uno di questi il racconto di quanto Nino Gioè, dopo avergli ammazzato il boss (e averglielo confessato), lo avrebbe accompagnato, non si sa bene perché, nelle campagne del trapanese a osservare degli elicotteri scaricare (o caricare, non fu molto chiaro) delle casse contenenti materiale radioattivo: "Gli equipaggi non parlavano italiano", ci aveva detto, chiedendoci poi di non scriverlo.

Un'altra cosa che ci aveva chiesto di non scrivere era il nome della persona da lui indicata come la presunta fonte dell'ex poliziotto Antonio Federico, quel Mark di cui abbiamo scritto in diverse occasioni. Prima ci aveva fatto il nome con grande convinzione, argomentando per quale motivo ritenesse fondata la sua tesi. Poi ci aveva ricontattati, dicendo che se avessimo fatto quel nome lo avremmo messo nei pasticci con qualcuno. Quel nome continuiamo a non farlo. Dopotutto a rendere noto il nome di Mark (che non è quello fattoci da Palmeri) ci ha pensato chi avrebbe dovuto tenerlo segreto.

Infine, ci aveva fornito l'identikit di una donna che nel suo libro racconta di aver visto in compagnia di Giovanni Aiello, il poliziotto dei misteri, sempre chiedendoci di non scriverne.

Quando invece abbiamo pubblicato l'articolo integralmente, Palmeri è rimasto molto contrariato. I nostri contatti finiscono così, almeno fino a martedì 14. Resta tanta curiosità, apparentemente destinata a rimanere insoddisfatta.

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