"È morta per noi". Il gesto della vittima per fermare l'assassino

"Non mi sento un eroe, tutti hanno dato una mano". Cosa è successo e chi ha fermato Claudio Campiti

"È morta per noi". Il gesto della vittima per fermare l'assassino

Elisabetta Silenzi appena ha visto Claudio Campiti aprire la porta del gazebo, estrarre la pistola e cominciare a sparare non ha esitato un attimo a sacrificare la propria vita, saltando addosso al killer nel tentativo disperato di riuscire a fermarlo.

Aveva 55 anni ed era mamma di due ragazze di 21 e 23 anni. Non ha avuto paura e ha cercato di difendere, come possibile, Sabina Sperandio, Nicoletta Golisano e sua zia Bruna Marelli, presidente del Consorzio Valleverde. L’uomo, però, ha premuto il grilletto anche contro di lei, l’ha colpita a bruciapelo e uccisa.

Cosa è successo

Lo racconta al Messaggero Tonino, 62 anni, ufficiale dei Bersaglieri in pensione. Era presente anche lui all'assemblea di domenica in via Monte Giberto e si trovava seduto in penultima fila prima che venissero esplosi i primi colpi. Ricostruendo la situazione, spiega: “È stato tutto molto veloce, alla sua destra Campiti aveva il banco con la presidente e le altre donne, mentre dietro di lui c'erano Elisabetta e la vicepresidente. Quest'ultima si è nascosta sotto il tavolo e ha detto anche a Betta di ripararsi. Invece lei con uno scatto si è lanciata su quell'omone da dietro, alle spalle, per fermarlo. Una scena che - aggiunge- non scorderò mai. Ho visto Campiti voltarsi e ucciderla, mentre subito dopo Silvio Paganini ha approfittato del momento per lanciarsi su di lui”. Spiega, poi, che senza il gesto di Elisabetta forse non ce l’avrebbero fatta. “È stata lei la vera eroina”. Dopo il gesto della donna tutti i presenti si sono scagliati contro il killer bloccandolo a terra. Tonino, ad esempio, quando ha visto che l’uomo continuava a tenere in mano la pistola gliel’ha strappata dalle mani. “Ho ancora la mia, di mano, dolorante e gonfia. Direi che nessuno ha agito per eroismo, piuttosto per sopravvivenza”, racconta.

Le immagini della scena, riprese dalla telecamera del bar, sono agghiaccianti. Con la signora Sabina ancora seduta, ma senza vita. “Silvio aveva la faccia bucata da un proiettile e grondava sangue ma tanta era l'adrenalina che si era rialzato e camminava avanti e indietro e quell'uomo non si placava, provava ad agitarsi con noi tutti sopra e continuava a gridare 'mafiosi vi ammazzo tutti', mentre dalla tasche scivolano fuori centinaia di colpi". Conclude ringraziando i carabinieri per l'arrivo provvidenziale. Quella sera, secondo Tonino, Campiti era pronto a uccidere tutte e trenta le persone.

Le testimonianze

"Nessuna pietà per quel pazzo che ha distrutto tre famiglie, devono metterlo in carcere e buttare la chiave", sono le parole di Massimo Laoreti, uomo di 56 anni e marito di Elisabetta. Fugge dai riflettori Silvio Paganini, il sessantasettenne che ha bloccato Campiti. Anche lui è vivo per miracolo e molto addolorato per quanto accaduto. "Non mi sento un eroe, sono solo una persona normale che ha cercato di evitare una strage, sul momento neanche ho avuto paura di morire, è stato solo un gesto istintivo e disperato", racconta.

Il suo pensiero non può che andare poi alle tre donne morte. Paganini sottolinea che anche precedentemente Campiti aveva dimostrato segnali di squilibrio e che negli ultimi tempi "c'erano stati strani incendi".

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