“Diceva: non arrivate vivi a stasera”. Il racconto dei vigili sul video alla trans

Minacce, calci, pugni e sceneggiate: nel verbale consegnato alla procura dalla polizia locale i minuti precedenti al video virale sull'arresto della transessuale

“Diceva: non arrivate vivi a stasera”. Il racconto dei vigili sul video alla trans
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Nel nostro Paese si è diffusa la cattiva abitudine di considerare ogni fatto da un unico punto di vista, spesso forzato ma funzionale alla narrazione che si vuole costruire. In questo la sinistra si dimostra particolarmente abile e lo sta dimostrando nelle ultime ore a seguito del video che mostra il pestaggio di una transessuale brasiliana per mano di quattro agenti della polizia locale di Milano. Questi sono i fatti che si evincono dal video che è stato ripreso in zona Bocconi e sono inconfutabili, tanto che la procura ha aperto un fascicolo contro ignoti, in attesa di ascoltare la versione dei vigili, e che lo stesso corpo alle dipendenze del Comune di Milano ha avviato un'inchiesta interna. Ma esistono delle discriminanti e non si possono ignorare, perché quanto accaduto prima di quei pochi secondi di video viene colpevolmente omesso dai buonisti di sinistra, perché non funzionale a quanto loro vogliono far passare all'opinione pubblica.

Perché i "ghisa" hanno agito in quel modo? Premettendo che la violenza è esecrabile, analizzare i fatti permetti di creare un quadro più completo e sicuramente realistico. Bisogna partire dall'inizio, da quando la transessuale si è presentata davanti alla scuola elementare abbassandosi i pantaloni davanti ai bambini, urlando contro i passanti, che hanno allertato le forze dell'ordine. Sono arrivati gli uomini della polizia locale insieme a un'ambulanza e hanno fatto salire la persona a bordo dell'auto. Mentre si dirigevano verso la stazione, la transessuale ha accusato un malore e a quel punto, come vuole il protocollo, l'auto è stata fermata. Ma si trattava di un pretesto per fuggire, aggredendo a calci gli agenti per liberarsi. Il video che è diventato virale è conseguente a questo inseguimento.

Nella relazione di servizio inviata in procura, quindi, si legge che la persona fermata, prima di essere portata in auto "iniziava a mordersi la mano fino a farla sanguinare e iniziava a sputare sangue minacciando di avere l’Aids. E di infettare tutti i presenti". Evidentemente un rischio enorme per gli agenti, che sono poi riusciti a farla salire sulla vettura di servizio. Durante il viaggio, prima di accusare il malore, si legge ancora nel rapporto che "tramite alcuni fermagli metallici che aveva tra i capelli tentava ancora di autolesionarsi".

L'intento sembra essere chiaro: spaventare e, presumibilmente stando alle sue dichiarazioni, utilizzare la presunta malattia come arma virale contro gli agenti. Poi, non paga, "iniziava a dare testate violente ai finestrini laterali della vettura e alla paratia di sicurezza centrale, lesionandosi il capo che sanguinava". A verbale ci sono anche calci e pugni contro gli agenti e una frase rivolta a due di loro: "Voi due non arrivate vivi a stasera, io sono pazza".

Eppure, nonostante quanto accaduto, la politica di sinistra e i soliti buonisti con la verità morale in tasca hanno già condannato gli agenti, dipingendoli come mostri e chiedendo per loro a gran voce il massimo della pena. È evidente dal verbale che quanto accaduto nei momenti prima di quei pochi secondi di video ripresi sia di una gravità estrema ma ciò che sconcerta è che lo stesso sindaco, da cui quegli uomini dipendono, li abbia scaricati e messi alla gogna pubblicamente, senza preoccuparsi di accertare quanto sia realmente accaduto. "Le dichiarazioni del sindaco e dell’assessore sono inaccettabili e fuori luogo", tuonano dal sindacato Csa.

E dal Sulpl aggiungono: "Dovrebbero essere lodati, hanno fatto il loro dovere ed evitato che quella persona potesse far male ai bambini. Sono già stati condannati ed è una vergogna, ma non lo consentiremo e saremo al loro fianco".

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