Padre Fedele, sosta allo stadio per l’ultimo saluto al primo frate ultrà

Addio al francescano che “evangelizzò” che le curve

Padre Fedele, sosta allo stadio per l’ultimo saluto al primo frate ultrà
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Padre Fedele Bisceglia oggi è stato, per l’ultima volta, nel suo stadio, a Cosenza, tra la sua gente, “malata” (nel senso buono), di tifo (calcistico). Tantissimi i “lupi” del San Vito che lui aveva trasformato in agnelli. I reduci dei “Nuclei sconvolti” si sono fatti il segno della croce scandendo il nome del frate, nella storia per essere stato il monaco capace “convertire” gli ultrà, donando alle cinque lettere di questa parola criminalizzata un’accezione positiva.

Il “miracolo” francescano del cappuccino morto ieri a 87 anni al termine di un’esistenza dedicata agli emarginati e devastata nell’ultima parte di vita da accuse giudiziarie ingiuste per una vicenda assurda che solo alla fine di un lungo travaglio processuale ne dimostrò l’estraneità. Nacque da lì un’amicizia epistolare che ci portò a chiedergli “scusa” quando le accuse nei suoi confronti (tutti i giornali si schierarono sul fronte colpevolista) si rivelarono “inventate” e nel 2015 venne definitivamente assolto. Di padre Fedele rimarrà il suo impegno nelle missioni africane, tra miseria e disperazione: lì dove la Chiesa, grazie a uomini come lui, ritrova il suo vero carattere di servizio verso i poveri del mondo. Vocazione intrecciata alla parte sportiva del “calciofilo” Bisceglia che, da giovane goleador in tonaca - attaccate le scarpette al chiodo e indossato il crocefissi al collo - iniziò negli anni ‘60 l’opera di redenzione delle curve.

Dopo la tragedia dell’Heysel ebbe l’idea di organizzare nell’Oasi Francescana da lui fondata il primo raduno degli ultrà di tutt’Italia divenuto da allora una tradizione “anomala” che dette nuova dignità al popolo delle curve: pecorelle smarrite sui pascoli delle gradinate che padre Fedele seppe riunire in un gregge ordinato. E non solo a Cosenza.

Tra ieri e oggi il monaco con la sciarpa rossoblu è stato infatti ricordato anche in molte altre città italiane dove Fedele ha lasciato il segno grazie a un’evangelizzazione calcistica che è tracimata dagli stadi, invadendo anche altri luoghi sociali con la creazione di mense per poveri e dormitori per diseredati. Ed è questa la partita più bella vinta da padre Fedele Bisceglia. Il Signore (a quale questo suo umile servitore oggi porterà in dono un pallone con i colori del Cosenza) gliene renderà merito.

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