Grazie alla commissione d’inchiesta sul Covid, che in questi giorni continua a sentire scienziati ed esperti sulla gestione della pandemia, sappiamo molte verità taciute agli italiani. Ce n’è una che riguarda direttamente l’allora ministro della Salute Roberto Speranza e la missione Oms-Ecdc arrivata in Italia per aiutare il Paese a gestire l’emergenza.
Guardiamo alle date. Il 21 febbraio 2020 viene trovato il primo positivo di Codogno. In una concitata conferenza stampa, Speranza dichiara: «L’Italia è pronta. Avevamo preparato nei giorni scorsi un piano. Perché era evidente che ciò che è accaduto potesse accadere». Un piano? È quello pandemico del 2006 mai pienamente aggiornato eppure applicabile? No.
Andiamo avanti.
Come anticipato da Il Giornale, tre giorni dopo l’annuncio di Speranza, siamo al 24 febbraio 2020, su proposta del direttore Oms per l’Europa Hans Kluge, Speranza si appresta ad accogliere alti funzionari tecnici dell’Oms e dell’Ecdc (l’Agenzia Ue per le malattie) per una missione di dieci giorni che aveva lo scopo «di raccogliere informazioni sulla trasmissione e sulle misure attuate, esaminare le informazioni disponibili, valutare i rischi e i bisogni, e fornire consulenza su una risposta adeguata, includendo scenari che prevedessero un’ulteriore diffusione del Covid-19 in Italia». Scenari di cui si era occupato il matematico della Fondazione Bruno Kessler Stefano Merler (sentito l’altro giorno in commissione) nelle settimane appena precedenti, su mandato del Comitato tecnico scientifico.
Interrogato dalla Procura di Bergamo, Merler aveva raccontato di essere stato chiamato dal direttore generale Iss Andrea Piccioli l’11 febbraio 2020 su suggerimento di Giovanni Rezza per «preparare degli scenari di diffusione del Covid-19 in Italia e stimare il possibile impatto sul sistema sanitario italiano». «Il 20 febbraio in Cts - dirà Merler ai pm di Bergamo - davanti a Speranza ho presentato la parte del piano più specifica sull’analisi degli scenari».
Sappiamo già che «le autorità sanitarie italiane sapevano del Covid in Cina prima dell’alert dell’Oms». Lo aveva detto al Giornale il virologo Giorgio Palù con i marker tumorali, lo aveva ammesso anche l’ex ministro della Salute Roberto Speranza nel suo libro dal titolo tragicomico "Perché guariremo" (ritirato dagli scaffari e rieditato) ma anche lo stesso Merler.
Domanda necessaria: perché Speranza concorda con Kluge la missione congiunta Oms-Ecdc sugli «scenari per la diffusione del Covid-19 in Italia» se Merler li aveva presentati pochi giorni al CTS davanti al ministro? Speranza non si fidava? Qualche giorno dopo la missione Oms-Ecdc in Italia, l’ex numero due Oms Ranieri Guerra verrà affiancato al Cts su indicazione di Speranza. Siamo al 12 marzo 2020, in pieno lockdown. Stando ad una e-mail del 13 marzo 2020 e visionata dal Giornale, Guerra scrive a Benedetta Allegranzi dell’Oms: «L’Italia ha sviluppato un piano di contingenza molto completo basato su tre diversi scenari di R0; il terzo è ora in fase di implementazione. Stanno sequenziando tutti gli isolati positivi.
Stanno aumentando massicciamente i loro reparti di terapia intensiva e semi-intensiva in base al flusso dei pazienti nel nord e a specifiche previsioni e algoritmi nel sud. Stanno ora distribuendo 85 milioni di mascherine e oltre 7000 ventilatori aggiuntivi, assumendo 25.000 mila (venticinquemila) membri di personale supplementare. E molto, molto di più. Hai visto anche le attuali misure di distanziamento che sono applicate rigorosamente (per esperienza personale). Il governo ha mobilitato 25 miliardi di euro per fornire sostegno economico al sistema produttivo».
E ancora, «tutti i dati e i piani sono stati elaborati all’interno della struttura di comando e controllo creata presso la Protezione Civile sotto la diretta leadership del primo ministro. Ora sono inserito lì, ma ho dovuto firmare un severo accordo di riservatezza e non divulgazione. Apriranno i documenti progressivamente per non creare ulteriore allarme e panico non necessari. Il livello di riservatezza passerà da alto a basso, molto probabilmente entro lunedì».
Fin qui una normale dialettica, a cui segue un certo imbarazzo: «Non è colpa di nessuno, poiché è stata dovuta alla riservatezza che ci ha portato a credere che loro non fossero pronti e che avessero bisogno di qualcosa che ora potrebbe rivelarsi irrilevante».
L’ottimismo dell’ex numero due Oms sulla trasparenza del ministero su scontrerà sul niet opposto alla rivelazone del piano di contingenza del matematico Merler a cui Guerra faceva riferimento con la Allegranzi. C’è voluto il ricorso al Tar del deputato Fdi Galeazzo Bignami per desecretarlo, ma questa è un’altra storia.
Ma il piano Merler era utile o no? Se l’è chiesto in commissione Covid il senatore Fdi Antonella Zedda, Guerra nell’audizione recentemente desecretata ha rilasciato dichiarazioni pesantissime: «Al piano Covid ho avuto accesso verso ottobre del 2020, quindi l’ho letto in quell’occasione in quanto prima era secretato, perché non avevo partecipato alle sedute di discussione dello stesso. È difficile avere un piano che cerca di governare un’epidemia in corso - continua Guerra. Mi spiego meglio: è difficile mitigare l’impatto di un’epidemia al galoppo di questo genere nel momento in cui si interviene scrivendo qualche cosa, prendendo atto di quella che è la situazione. C’erano circolari, Dpcm e tutta una serie di iniziative che andavano in quella direzione, che probabilmente del piano non avevano neanche tenuto conto, perché il piano era già stato superato dall’evidenza fattuale e dalla corsa del virus nel momento in cui era stato discusso ed era stato scritto». E ancora: «I piani servono un po’ prima, per strutturare un livello di preparazione, un livello di capacità, di identificazione e di risposta prima che certe cose accadano».
Resta dunque una domanda in sospeso: perché Speranza nascose alla missione Oms-Ecdc quel piano? Lo stesso piano che davanti alle telecamere aveva esaltato come prova della prontezza dell’Italia? Quel documento, elaborato da Merler e discusso in presenza dello stesso ministro, avrebbe potuto offrire al team internazionale elementi preziosi per comprendere la preparazione dell’Italia e migliorare la risposta al virus? Probabilmente sì, ma invece fu chiuso in un cassetto, coperto dal silenzio e da vincoli di riservatezza. Una mossa dettata dalla paura o un atto politico per gestire la narrazione più dell’emergenza? Se davvero il piano c’era, perché nasconderlo?
E se non c’era, di cosa parlava allora Speranza? Nei verbali, nelle memorie difensive e nelle testimonianze alla commissione risposte non ce ne sono state.
«Dai lavori emerge con sempre maggiore nitidezza il fatto che l’ex ministro Speranza ha ripetutamente mentito agli italiani per nascondere impreparazione e improvvisazione con cui il governo di Giuseppe Conte ha gestito l’emergenza - dice al Giornale la capogruppo Fdi in commissione Covid Alice Buonguerrieri - La priorità non era evidentemente salvare vite, ma salvare la loro reputazione, senza riuscirci. Proseguiremo per fare luce su tutto, come da impegno assunto con gli italiani». Eccolo, il dubbio che aleggia sempre: la trasparenza avrebbe potuto salvare delle vite?