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"Mega eredità alla parrocchia". Ma il priore sottrae i soldi destinati ai poveri

Negli anni 70 una nobildonna aveva lasciato due terreni a San Pietro Apostolo, Modena. "I soldi vadano in beneficienza, non ai benedettini", aveva detto. Oggi il religioso è indagato insieme ad alcuni suoi collaboratori. Al centro dell'inchiesta operazioni sospette per 4 milioni di euro

"Mega eredità alla parrocchia". Ma il priore sottrae i soldi destinati ai poveri

Un'anziana nobildonna lascia alla parocchia di San Pietro a Modena un'eredità destinata alla chiesa e alla beneficienza per i poveri. Ma oggi, dopo cinquant'anni, gli stessi beni sono al centro di un'inchiesta della guardia di finanza che vede indagato il propre dei Benedettini Stefano De Pascalis e altre quattro persone, per via di alcune operazioni bancarie sospette.

L'udienza in tribunale è già fissata e il pm ha chiesto il rinvio a giudizio. Le accuse nei loro confronti sono riciclaggio, autoriciclaggio e appropriazione indebita. Tra i professionisti - almeno un avvocato e un ex notaio -due sono residenti a Ravenna e uno a Bologna. In più, uno di loro sarebbe titolare di una società che ha sede a Londra.

Cosa è successo

Sono gli anni '70 quando un'anziana nobildonna decide di lasciare in eredità alla parrocchia due terreni. Nel testamento specifica chiaramente che dei beni ne può usufruire solo la parrocchia e non i benedettini che vi risiedono. Il denaro guadagnato sarebbe dovuto servire per gli acquisti necessari e per la beneficenza ai poveri. All'inizio degli anni '90, però, dopo 20 anni di affitti dei due fondi a beneficio della parrocchia, il Comune espropria i terreni e nelle casse della chiesa arrivano circa 4 milioni di euro. Una cifra che, stando a quanto afferma l'accusa e riporta il Corriere della Sera, avrebbe attirato l'attenzione del religioso, il quale avrebbe dato inizio a una serie di operazioni bancarie sospette.

Il contro

Ad esempio, la Guarda di Finanza è già riuscita a ricostruire quando nel 2013 il conto di San Pietro viene svuotato e tutto ciò che c'è dentro trasferito in una banca di Bolzano su un conto intestato alla parrocchia. L'anomalia, in questo caso, è che il parroco avrebbe agito senza informare nessuno: né la Curia, né tantomeno l'ordine monastico. Ancora peggio quando il sacerdote, dimessosi dalla carica di parroco lo scorso anno, trasferisce la stessa somma in un altro conto aperto nello stesso istituto di credito di Bolzano. Il problema, in questo caso, è che il conto è intestato all'Abbazia dei Padri Benedettini. Di fatto si è andati contro le disposizioni della nobildonna che aveva lasciato in eredità i terreni. Ancora più sospetto, però, è quando l'alto prelato costituisce presso una banca di Modena un trust con scopi generici. Dopo aver pagato ai suoi collaboratori indagati parcelle fino a 100mila euro, trasloca ancora una volta il denaro. Stando a quanto afferma la Procura, muovendosi in questa maniera il religioso ha potuto disporre liberamente del denaro senza dover rendere conto alle istituzioni ecclesiastiche. Esattamente quando accade ciò, le fiamme gialle hanno deciso di intervenire sequestrando i conti. Nell'eventuale processo la Curia e la parrocchia di Sani Pietro Apostolo saranno parte civile.

I difensori del religioso dichiarano: "Dimostreremo come il nostro cliente abbia agito in totale buona fede e solo per assicurarsi che il lascito rimanesse vincolato alle mura della chiesa non conseguendo alcun profitto personale".

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