Vietati canottiere, infradito e maleducazione. Alla Scala torna il dress code

Non solo questione di stile: il Teatro rilancia le regole di comportamento per salvaguardare decoro, rispetto e sicurezza

Vietati canottiere, infradito e maleducazione. Alla Scala torna il dress code
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Alla Scala non si va in ciabatte. E nemmeno in canottiera o in calzoncini. A ricordarlo, d’ora in avanti, non saranno più solo le buone maniere, ma anche dei cartelli ben visibili agli ingressi e in biglietteria. La storica istituzione milanese torna infatti a far rispettare un dress code che, sebbene sempre formalmente in vigore, negli ultimi anni era stato sostanzialmente ignorato.

Il messaggio della Direzione

La Direzione del teatro, attraverso il sito ufficiale e una nuova cartellonistica, invita il pubblico a scegliere un “abbigliamento consono al decoro del Teatro, nel rispetto del Teatro stesso e degli altri spettatori”. Non si parla di smoking o abiti da gran soirée, ma di semplici regole di buonsenso: niente infradito, niente abbigliamento da spiaggia, niente look da turista distratto. Chi si presenterà in abiti considerati inadeguati potrà essere respinto all’ingresso, senza diritto al rimborso del biglietto.

La flessibilità prima di tutto

Non si tratta di un ritorno al passato in stile rigido: la Scala rassicura che verrà applicata una certa flessibilità. Una blusa senza maniche, ad esempio, non sarà equiparata a una canotta maschile. E le tradizionali calzature giapponesi non verranno confuse con le flip-flop da mare. Il punto è il rispetto del luogo e dell’occasione. Perché andare alla Scala non è come entrare in un centro commerciale: è un rito, un’esperienza culturale, un momento collettivo che merita decoro.

L'importanza del decoro

Il tema, in realtà, non riguarda solo l’abbigliamento. È il comportamento generale del pubblico ad essere sotto osservazione. Dalla Scala fanno sapere che il discorso sarà approfondito anche in un articolo a firma di Alberto Mattioli sulla rivista ufficiale del teatro, in uscita a settembre. Perché oggi, più che mai, il bon ton a teatro è messo alla prova da nuove abitudini: dai cellulari accesi che illuminano i palchi alle foto scattate durante la rappresentazione, fino al cibo portato di nascosto in sala.

Gli episodi gravi

Episodi gravi non sono mancati: un cellulare precipitato da un palco ha colpito uno spettatore in platea, facendo scattare un invito ufficiale a non appoggiare oggetti alle balaustre. E mentre nei principali teatri europei — come l’Opéra di Parigi o la Royal Opera House di Londra — si parla di “abbigliamento consigliato” con toni morbidi, alla Scala si sceglie una strada più esplicita. Un ritorno all’essenza dell’esperienza teatrale, che non è solo visione ma anche condivisione rispettosa. Dietro la scelta della Scala c’è anche la firma del nuovo sovrintendente Fortunato Ortombina, in arrivo dalla Fenice di Venezia, dove regole simili erano già applicate. E c’è un’eredità da rimettere a fuoco: quella di un luogo simbolo dell’eleganza e della cultura italiana.

Come ricordava il sovrintendente uscente Dominique Meyer — che da giovane fu redarguito a Parigi per il suo “look da operaio” — il teatro dovrebbe essere un luogo aperto, soprattutto ai giovani. Ma accoglienza non è sinonimo di lassismo.

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