"Non ha sostenuto l'orare? Ecco cosa c'è davvero dietro". La verità della preside

Secondo la dirigente scolastica, Gianmaria Favaretto non voleva criticare il sistema, ma aveva un altro obiettivo

"Non ha sostenuto l'orare? Ecco cosa c'è davvero dietro". La verità della preside
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Ha riempito pagine di giornali e di siti internet la storia di Gianmaria Favaretto, studente del Liceo scientifico Fermi di Padova, che stando alle narrazioni si sarebbe rifiutato di sostenere l'esame orale di maturità perché, a suo dire, l'esame di maturità "è una sciocchezza". Ha sostenuto di trovare "che l’attuale meccanismo di valutazione degli studenti non rispecchi la reale capacità dei ragazzi, figuriamoci la maturità" e che in classe, ha aggiunto, "c’è molta competizione. Ho visto compagni diventare addirittura cattivi per un voto". Quindi, ha spiegato, ha raggiunto il suo "limite di sopportazione".

Dopo giorni in cui questa storia ha imperversato nelle pagine delle notizie, strumentalizzata anche da una certa politica che ha colto l'occasione per criticare il sistema scolastico italiano, a fare chiarezza, ribadendo quanto già emerso, ma omesso, è stata la preside dell'istituto, che ha criticato soprattutto la narrazione che ne è stata fatta. Gianmaria, che pare sia stato uno studente piuttosto in gamba durante tutto il percorso di studi, anche grazie alla buona prestazione agli scritti è riuscito ad arrivare alla discussione dell'orale di maturità con già i punti sufficienti per ottenere la sufficienza. "Lo studente si è presentato con già 62 punti all’orale (aveva 31 punti di credito e ai due scritti aveva preso 17 e 14) e ha dichiarato di non volerlo sostenere. A quel punto i commissari, in particolare quelli interni gli hanno spiegato che rimanendo in silenzio avrebbe rischiato di invalidare tutto il suo percorso di studi e gli hanno suggerito di avere almeno uno scambio minimo", ha spiegato la dottoressa Tiziana Peruzzo al Corriere della sera.

Lo studente, come già emerso, ha accettato e, ha detto ancora Peruzzo, "mi hanno descritto lo scambio comunicativo come molto civile". Lui, ha aggiunto la preside, "ha risposto con poche semplici parole. E così i commissari hanno avuto la possibilità di dare un voto al suo orale, il punteggio minimo, ed il voto globale è passato da 62 a 65. Se non avesse detto nulla avrebbe rischiato la bocciatura". Peruzzi ha voluto sottolineare che "na manifestazione di questo tipo, diciamo così, plateale, è stata attuata dal ragazzo solo dopo aver scoperto di avere una votazione sufficiente agli scritti".

Per tale ragione, ha aggiunto, "non condivido chi parla di scelta coraggiosa. A me pare più una scelta di comodo. Sapeva di esser passato e non ha voluto studiare per l’orale".

Secondo la preside, che trascorre gran parte del suo tempo con i ragazzi, si è "persa la percezione del valore formativo della valutazione in sé e di conseguenza dell’esame di Stato, che considera lo sviluppo del senso critico, la capacità di analisi oltre che il mero voto numerico". Ma la valutazione, ha aggiunto, "è necessaria, è un feedback che serve di stimolo al miglioramento personale".

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