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Lo scontro tra Zaccardi e Guerra sul Piano pandemico

A giorni è attesa la nuova deposizione dell'ex capo di gabinetto di Speranza in commissione Covid. Ecco quello che non torna nella richiesta di accesso agli atti presentata dall'ex Dg della Prevenzione, accusato ingiustamente del mancato aggiornamento

Lo scontro tra Zaccardi e Guerra sul Piano pandemico

C’è attesa per la nuova deposizione in commissione Covid di Goffredo Zaccardi, ex capo di gabinetto del ministro Roberto Speranza durante la pandemia. Il suo ruolo nel mancato aggiornamento del Piano pandemico, questione su chi ha indagato la Procura di Bergamo, si intreccia naturalmente con quello dell’ex Dg della Prevenzione Ranieri Guerra, considerato (a torto, secondo il Giornale) uno dei responsabili.

Come ha ricostruito il Giornale, c’è un aspetto che riguarda proprio gli accessi agli atti dell’ex numero 2 Oms Guerra attraverso la catena di comando politica: dai documenti si capisce che il ministero rispondeva solo dopo il via libera del gabinetto, che decideva tempi e modi.

Nella sua prima audizione in commissione Covid della settimana scorsa Zaccardi ha dichiarato che né lui né tanto meno il ministro Speranza hanno mai avuto alcun ruolo nel rapporto Oms dei ricercatori di Venezia, pubblicato e ritirato dopo 24 ore su pression di Oms Pechino. Circostanza questa smentita da ricostruzioni e giornalistiche ed atti giudiziari, ma che Zaccardi ha deciso di negare. Quello che però colpisce è che l’ex capo di Gabinetto ha dichiarato di avere avuto solo due contatti con Guerra: uno il 18 maggio 2020 e l’altro il 27 maggio 2020. In entrambi i casi, Guerra lo avrebbe diciamo «importunato» per un accesso agli atti di cui lo stesso Zaccardi in commissione d’inchiesta Covid non specifica la natura. «Il Giornale» è oggi in grado di rivelare in esclusiva il contenuto dell’accesso agli atti che fece Guerra, essenziale anche per capire anche chi - al ministero della Salute - dettava tempi e carte sull’aggiornamento del Piano pandemico.

Stando a quanto risulta a «Il Giornale», infatti, il ministero della Salute prese in carico la richiesta di accesso agli atti di Ranieri Guerra avente ad oggetto “Bozza Piano Pandemico 2019” solo nel maggio 2022, ovvero due anni dopo. A rispondere però non era Giovanni Rezza, nel frattempo diventato Direttore della Prevenzione del ministero della Salute, ma il dottor Ernesto Adabbo, Direttore Ufficio 1 – Affari generali e segreteria tecnico organizzativa del ministero della Salute: «Gentile dott. Guerra, faccio riferimento alla richiesta, da lei avanzata per le vie brevi al dottor Rezza, di ricevere la bozza di Piano pandemico di metà 2019. [...]Le preciso che trattasi della bozza del Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu) e che il documento è antecedente al 6 aprile 2020, data di invio della bozza al gruppo di lavoro istituito a tal fine».

Come risulta dall’informativa sul Piano pandemico della Procura di Bergamo, a divulgare questa bozza datata 2019 fu il successore di Ranieri Guerra alla prevenzione, Claudio D’Amario, che il 29 settembre 2020 l’avrebbe manda al cronista di «Report» Giulio Valesini, anch’egli audito recentemente in commissione. «Buongiorno, mi conferma è la bozza del nuovo piano lasciato da Lei?» - scrive Valesini. «Si, condivisa con il referente delle malattie infettive Dr Maraglino. È il frutto di numerosi incontri avuti praticamente da fine 2018». Pochi minuti dopo e sempre il 17 maggio 2020, Ranieri Guerra chiede ad Abbado altra documentazione: «Avrebbe anche copia dei tre rapporti dell’Italia sui livelli di preparazione pandemica consegnati a Oms nel 2014 e nel 2017 sembrerebbe (io non ricordo nessuno dei due a dire la verità), oltre a quello del 2020 firmato da D’Amario?» Cinque giorni dopo, il 20 maggio 2022, Abbado risponde a Guerra specificando però di essersi consultato prima con l’Ufficio di gabinetto di cui Zaccardi era capo: «Gentile dottor Guerra, da recenti indicazioni ricevute dall’Ufficio di gabinetto, siamo tenuti a gestire la tipologia di richiesta da ultimo da lei inoltrata in raccordo con il citato Ufficio. Pertanto, sarebbe preferibile che lei presentasse una richiesta formale di accesso agli atti». In altre parole: il gabinetto di Speranza controllava direttamente tempi e modalità delle risposte. Non le direzioni tecniche. Non i dirigenti competenti. Ma la struttura politica.

Nel maggio 2022 le autovalutazioni annuali inoltrate all’Oms dal ministero della Salute erano un segreto di Pulcinella. Tanto che fu la stessa direzione della Prevenzione a divulgarle, a seguito di un accesso agli atti. Le aveva praticamente tutta la stampa nazionale che in quegli anni aveva seguito il Covid. Perché allora l’Ufficio di Gabinetto si mette di traverso con Guerra? E perché a lui non risponde Rezza, ma un suo superiore che si interfaccia direttamente con il capo di gabinetto rispetto alle sue richieste? Perché l’Ufficio di gabinetto dettava i tempi e dava le carte, scavalcando le direzioni competenti sul Piano pandemico? Perché imporre un filtro politico su una documentazione ormai nota agli addetti ai lavori? Nell’informativa della Procura di Bergamo sul Piano pandemico si legge che «ulteriore conferma sul fatto che del Piano pandemico se ne occupasse anche il gabinetto del ministro emerge anche tra una chat tra D’Amario e tale Dagostino». Il 9 dicembre 2020 D’Amario scrive: «La bozza era pronta a fine 2019. Anche il nuove Piano di prevenzione. Poi tutto fermo tra Gabinetto/Bissoni e consulenti vari…».

Un messaggio che conferma almeno una cosa: sull’aggiornamento del Piano pandemico il gabinetto del ministro aveva voce in capitolo.

Zaccardi che cosa dirà in commissione a questo proposito? La sensazione è che nella catena di comando della pandemia molto si sia deciso al livello politico, più che a quello tecnico. E che sulla figura di Zaccardi — discreta, defilata, ma sempre nevralgica — ci siano ancora molte domande da fare e molte risposte da dare.

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