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"Sparire dalla Terra": espulso tunisino che invocava il jihad contro l'Italia

Un tunisino di 38 anni è stato riportato in Tunisia con un decreto di espulsione per collegamenti con gruppi terroristici islamici

"Sparire dalla Terra": espulso tunisino che invocava il jihad contro l'Italia
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Ancora una espulsione dall'Italia per questioni di sicurezza. Un tunisino di 38 anni, residente a Salsomaggiore e già condannato per maltrattamenti e violenza aggravata nei confronti della moglie, è accusato di una "propensione verso posizioni religiose integraliste e oltranziste connotate da atteggiamenti di intolleranza verso le autorità italiane, da un forte risentimento antioccidentale e antisemita". L'ordinanza di espulsione è stata firmata il 29 dicembre scorso dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi.

L'espulsione è stata resa operativa lo scorso pomeriggio alle 16, quando il tunisino è stato imbarcato a Genova su una nave diretta in Tunisia insieme ad alcuni agenti di scorta che l'hanno scortato per assicurarsi che l'uomo sbarcasse nel porto di destinazione. La prima identificazione dell'uomo come appartenente a un movimento estremista risale allo scorso 6 ottobre, quando gli venne sospesa la patente di guida per possesso di sostanze stupefacenti. Davanti al funzionario della procura, il tunisino ha pronunciato frasi indicative di una visione estremista e violenta dell'Islam, affermando che "ci sono sette Paesi che dovrebbero sparire dalla Terra".

Tenuto sotto controllo dagli investigatori, l'uomo a ottobre ha telefonato agli assistenti sociali del distretto di Fidenza, chiedendole di conoscere il suo indirizzo di casa e, al rifiuto della donna, minacciò la donna e i carabinieri di Salsomaggiore Terme affermando che avrebbe agito "secondo il Corano". Gli approfondimenti effettuati sull'uomo hanno fatto emergere una abitudine consolidata nella pubblicazione sui social network contenuti indicativi di un orientamento religioso radicale, in cui cita l'organizzazione terroristica dello "Stato Islamico" e che definisce Israele quale Stato "teppista", indicando l'Occidente come bersaglio. Nei suoi messaggi, quindi, il tunisino inneggia al Jihad e menziona la stazione di Bologna lasciando intendere l'individuazione di un possibile obiettivo nello scalo ferroviario emiliano.

Nell'uomo è stata anche individuata una "mancanza totale di integrazione sociale e culturale, per il rifiuto dei valori portanti del Paese

ospitante". I suoi comportamenti sono stati definiti concretamente pericolosi per la sicurezza dello Stato, potendo lui "agevolare in vario modo organizzazione o attività terroristiche anche internazionali".

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