A Torino è caccia Pro Pal allo studente ebreo: "Vanno nelle camere a gas"

Choc a Quarta Repubblica. Gli universitari israeliani costretti a non andare più a lezione: "Veniamo minacciati"

 A Torino è caccia Pro Pal allo studente ebreo: "Vanno nelle camere a gas"

Un clamoroso servizio di Quarta Repubblica ha mostrato cosa sta producendo la mobilitazione Pro Pal e l’odio verso Israele. E cioè la caccia allo studente ebreo, ateneo per ateneo. Il tono dei ragionamenti è questo: “Devono essere sterminati gli israeliani. Camere a gas”.

L’inviata è andata all’Università di Medicina del San Luigi Gonzaga dove “abbiamo scoperto che diversi studenti israeliani hanno addirittura smesso di frequentare le lezioni dopo che hanno ricevuto via social delle minacce”. A lanciare il boicottaggio sono profili fake sui social gestiti da altri studenti che contattano gli ebrei per spingerli ad abbandonare le aule universitarie. Un boicottaggio “razziale” o “religioso”, cioè non diretto a chi sostiene il governo di Netanyahu (il che, ovviamente, non sarebbe comunque accettabile) ma diretto in generale contro chi ha la sola colpa di essere israeliano. Non è forse antisemitismo, questo?

Non è ancora chiaro da dove partano questi messaggi. Ma stando all’inviata Mediaset si stanno “organizzando delle riunioni per capire cosa fare degli studenti israeliani”. Addirittura si parla di assemblee dove discutere della questione degli studenti di medicina. “Ce ne sono tanti a medicina, capiremo come intervenire anche lì”, dice un giovane. Il sentimento è diffuso, in diversi atenei. Al Politecnico, lì dove un professore è stato costretto ad interrompere la sua lezione al grido di “Free Free Palestine”, alcuni ragazzi non si fanno problemi ad affermare: “Niente (un professore, ndr) ha cominciato a fare l’ebreo, insomma. Vabbè, avrebbero fatto bene se l’avessero picchiato: è solo un ebreo”. E ancora, a chi gli chiede se ci sono tanti studenti israeliani in Università: “Se ne vedo uno lo picchio”, "noi abbiamo una classe di 30 persone" e "se ci fosse uno studente israeliano si capisce. Lo capirei e non entrerebbe più”.

Il clima è tale che gli studenti ebrei stanno decidendo di non frequentare più per evitare guai peggiori. “Sono nato e cresciuto in Israele - racconta uno di loro, in anonimato, a Quarta Repubblica - Io e gli altri studenti israeliani siamo venuti qui per studiare e ora non possiamo farlo qui. Temiamo per la nostra vita ora”. E ancora: “Non andiamo più in università, perché veniamo minacciati. Ci dicono in faccia di voler spezzare gambe e braccia agli israeliani e dicono che sperano che qualcuno possa finire il lavoro di Hitler. Dicono apertamente di voler picchiare gli israeliani e gli ebrei e dicono che si divertono a guardare le immagini del 7 ottobre”. Un collega è arrivato a scrivergli per sms: “La Palestina è il nostro paese e gli ebrei sono i nostri cani”.

“C’era uno studente che mostrava ai suoi amici un coltello a scatto, dicendo di volerlo usare contro gli israeliani. Dopo questo episodio, due miei amici hanno smesso di andare in università - aggiunge - Abbiamo tutti paura. Alcuni sono spaventati al punto che non escono di casa”.

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