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La trans denuncia i vigili: portata in Mangiagalli per i referti medici

Ha scelto l'avvocato ed è stata portata nel centro antiviolenza del policlinico di Milano la transessuale protagonista dell'arresto diventato virale

La trans denuncia i vigili: portata in Mangiagalli per i referti medici

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La transessuale brasiliana conosciuta come Bruna, che è stata ripresa durante l'arresto da parte di quattro agenti della polizia locale di Milano, ha deciso di rivolgersi a un avvocato per denunciare quanto avvenuto e documentato nel video diventato virale. Si è rivolta al legale Debora Piazza, che ora svolge funzioni di rappresentante per i futuri passi derivanti da questa decisione.

"È terrorizzata che qualcuno possa ancora fare del male, non riesce a rivedere le immagini che riprendono la scena di lei a terra, è molto spaventata ma le amiche l'hanno convinta a denunciare", ha spiegato l'avvocato, che ha accompagnato la transessuale quest'oggi presso la clinica Mangiagalli, la famosa "clinica rosa" del policlinico di Milano specializzata nella salute della donna. È qui che si trova il più importante centro Svs di Milano, specializzato in violenze sessuali e domestiche su donne e minori. Il passaggio in ospedale è stato fondamentale dal punto di vista legale per poter avere un referto da allegare alla querela che l'avvocato presenterà, una volta ultimata, direttamente in procura dove sul tavolo del pm Giancarla Serafini e dell'aggiunto Tiziana Siciliano c'è un fascicolo, a carico di ignoti, per lesioni personali.

Da un punto di vista normativo, solo presentando querela di parte i magistrati possono proseguire nel loro lavoro in seguito alla riforma Cartabia: ci sono 90 giorni a disposizione della "parte lesa" per depositare la querela. Come segnalato dall'avvocato, la transessuale presenta una "brutta ferita alla testa" e sarebbe ancora presente del sangue raggrumato. Tuttavia i dubbi sono molti, perché la ferita potrebbe essere compatibile con il manganello ma potrebbe anche essersela procurata da sola quando, a bordo dell'auto della polizia, ha dato testate violente ai finestrini e alla paratia di sicurezza centrale presente in macchina.

Il legale ha riferito che la sua assistita ha ricostruito, secondo la sua verità, quanto sarebbe accaduto, dalla lite con i sudamericani fino all'arresto. La versione della transessuale diverge da quella degli agenti su tantissimi punti, fin dal momento in cui i poliziotti hanno cercato di farla salire in auto per portarla negli uffici. Se gli agenti raccontano che la 42enne ha tentato la fuga, dopo aver finto un malore in auto, lei invece parla di un "pestaggio, di un'aggressione immotivata dei vigili".

Sarà la procura a mettere in ordine tutti i tasselli.

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