Cronaca giudiziaria

Uccise la zia a coltellate, assolto perché incapace intendere

Il delitto nel 2021 nel Pavese, il 28enne dovrà curarsi 10 anni in una Rems (Residenza per l'esecuzione della misure di sicurezza)

Uccise zia a coltellate, assolto perché incapace intendere Nel 2021 nel Pavese, il 28enne dovrà curarsi 10 anni in una Rems
Uccise zia a coltellate, assolto perché incapace intendere Nel 2021 nel Pavese, il 28enne dovrà curarsi 10 anni in una Rems

Assolto perché incapace di intendere e volere malgrado abbia ucciso a sangue freddo, prendendo a coltellate la zia 77enne. Il pubblico ministero di Pavia, Valentina De Stefano, aveva chiesto per lui la condanna a 24 anni di carcere. L’accusa? Omicidio volontario per aver ucciso a coltellate la donna. Il delitto era avvenuto l'11 giugno 2021 a Landriano (Pavia). Ma oggi la Corte d'Assise di Pavia ha assolto Andrea Cusaro, 28 anni, per difetto di imputabilità. Secondo quanto riportato dai giudici togati e popolari in sentenza il giovane non può essere condannato perché riconosciuto incapace di intendere e volere.

Assolto e costretto a curarsi

È stato inoltre disposto che venga curato, per un periodo di 10 anni, in una Rems (Residenza per l'esecuzione della misure di sicurezza). Il 28enne nel giugno di due anni si era trasferito a vivere dalla zia Gabriella Cusaro, ex farmacista molto conosciuta a Landriano (Pavia). Era stata lei ad accoglierlo per cercare di aiutarlo a superare i suoi problemi. Da anni il ragazzo soffriva di disturbi psichici, legati anche al consumo di sostanze stupefacenti. La notte tra il 10 e l'11 giugno avrebbe aggredito la zia, colpendola ripetutamente con un coltello sino a ucciderla, dopo un'accesa discussione con la donna, che negava di avergli nascosto la droga. Per la Procura l'imputato era lucido al momento dell'omicidio e non si sarebbe mai pentito; il pm aveva anche chiesto l'aggravante dei futili motivi e della crudeltà.

I legali chiedono aiuto alle istituzioni

L'avvocato Maria Francesca Fontanella, difensore di Cusaro, ha invece sempre sostenuto la "non imputabilità" del suo assistito per incapacità: tesi che è stata accolta dalla Corte d'Assise di Pavia. "È una vicenda dolorosa - ha commentato l'avvocato Fontanella - che richiama ancora una volta l'importanza che i servizi di assistenza sul territorio gestiscano queste situazioni critiche, per evitare che possano sfociare in drammi. Le famiglie non possono essere lasciate sole, specie se si trovano alle prese con adulti che a volte rifiutano di essere curati".

E i giudici hanno dato ragione all’ipotesi della non imputabilità, assolvendo il giovane da ogni accusa.

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