Eravamo amici, ci divertivamo insieme, con gli stessi piaceri, con le stesse passioni.
Sapeva di potersi fidare di me. La parola “fiducia”, tanto usata per l’attività del Parlamento, è la meno corrispondente all’attività politica. Non ci si può fidare di nessuno.
Silvio lo sapeva. Per questo, nonostante i tanti anni, il nostro non era un rapporto politico. Ho visto e ho partecipato alla prima Repubblica, ero stato amico di Francesco Cossiga. I due erano simili e opposti, non erano fatti per capirsi, ma io ne apprezzavo la forza umana di non farsi incantare da quelli che credono (fingono) di avere una missione. Cossiga aveva assistito al grande inganno che ha fatto cadere la Prima Repubblica. L’orrore di Tangentopoli, l’infamia del processo Andreotti, a Palermo. L’arrivo di Berlusconi aveva vendicato la Prima Repubblica ristabilendo le garanzie democratiche che la magistratura intendeva far saltare. Nel 1992 termina il mandato di Cossiga, ritenuto pazzo, per cui si chiede l’impeachment, e crolla miseramente la Prima Repubblica, travolgendo, sotto inchieste strumentali, tutti i partiti. La democrazia è commissariata, il regime giudiziario pronto. Berlusconi non ha soltanto l’intuizione politica, creando Forza Italia, ma capisce che l’azione giudiziaria cancella la democrazia e apre la strada a un regime. Berlusconi intuisce che occorre un uomo nuovo. Non lo trova nella nomenclatura dei partiti, e assume direttamente questo ruolo che trasforma la democrazia organizzata dei partiti nel bipolarismo, che consente un’alternanza nella quale, proprio lui, sarà, di volta in volta, vincitore e vinto. Egli è stato il solo garante della democrazia, con Presidenti della Repubblica partigiani e schierati da una sola parte. Berlusconi ha consentito la resistenza della democrazia. Io l’ho difeso come ho difeso Enzo Tortora. L’ho difeso da chi pensava di combattere la battaglia politica con l’arma giudiziaria. È stato un momento triste, contrastato solo dal coraggio di Berlusconi. Ha pagato, con accuse infamanti, per avere garantito la democrazia. Senza la sua azione, abile e diplomatica, non avremmo questo Governo che consente a una maggioranza reale di governare.
Vedendomi gli si apriva il cuore, non potrò dimenticarlo. Mi telefonava, come Cossiga, perché io ero l’unico a vivere liberamente e a dire che il divertimento è un diritto, non un delitto. La dimensione umana, la vita prevalevano in lui sulla politica. Così lo ricordo, generoso, quando venne al compleanno di mio padre nel gennaio del 2015. Una giornata indimenticabile, tutta di affetti. C’era ancora mia madre, c’era Monsignor Luigi Negri, il vescovo di Ferrara, dotto e cristiano come i preti di un tempo.
Eravamo liberi ed entusiasti. Nonostante tutto. Difficile dimenticare che Berlusconi aveva dovuto subire l’onta di essere cacciato dal Senato. Eppure la sua presenza, ovunque, era una festa dello Stato. Lui era il Presidente e, con la sua azione politica, possiamo dire che fosse uno dei padri “ricostituenti”, avendo garantito la democrazia dell’alternanza. Era generoso ed era naturalmente democratico. Ed era lucido, curioso, per ogni occasione nella quale potessimo parlare di bellezza e di artisti, da Leonardo a Raffaello, a Caravaggio, a Canova, a Brancaleone da Romana. Memorabile un viaggio con lui in Sardegna.
Memorabile il divertimento del suo Vulcano e dell’autoscontro da giostra. Come bambini. Festeggiò mio padre quel giorno, e ricordo che quando gli diedi la prima edizione di Lungo l’argine del tempo, ad apertura di pagina (e ne restano fotografie insieme, mentre legge) recitò, con passione e partecipazione, parole nelle quali sembrava rispecchiarsi. Era commosso, grato.
La sua ultima libertà era stata pronunciarsi per la pace, destando l’indignazione di molti ipocriti. In realtà chi ha visto una guerra sa che uccidersi non ha senso, e che gli Stati devono garantire ai cittadini la libertà, non a costo della morte. Oggi qualcuno ironizzerà sull’amicizia con Putin, ma le parole di Putin hanno definito la dimensione di Berlusconi con una visione politica internazionale che oggi nessuno sembra in grado di avere. Berlusconi era più avanti, ed è stato l’ultimo nostro politico con la statura di statista. Potete immaginare come mi abbia commosso, sentirlo leggere le parole di mio padre come se fossero il suo stesso pensiero: «Si dice che i vecchi tornino bambini. L’avrò detto tante volte anch’io, quasi senza farci caso.
Che delitto sciupare le parole. Speriamo che nessuno ce ne chieda mai conto. Sono frasi che sentiamo talmente spesso che ci sembrano ovvie. E dall’ovvio al vero il passo è fin troppo breve. Purtroppo. E, così, un bel momento ci sorprendiamo a dirle anche noi. E la frittata è fatta. Da qualche tempo, però, ho cominciato a pensarci meglio.
Quanto tempo? Non lo so. Da quando sono vecchio, forse. Da quanto, dunque? Bella domanda. Chi può dirlo. La vecchiaia non è mica come la luce elettrica che un attimo prima non c’è, poi premi un dito sull’interruttore - clic ed è subito lì. La vecchiaia arriva sì, ma con calma. Un passo alla volta. E non è vero che prende alle spalle, come dice qualcuno. Sappiamo benissimo che arriva. Ma, allora, come riesce a coglierci sempre di sorpresa? Non lo so, ma sospetto che sia perché non viene da fuori. Non è un temporale che si fa annunciare da qualche lampo e da una manciata di gocce mandate giù a tastare il terreno.
Prende da dentro, un poco alla volta. E, quando fuori si cominciano a vedere i primi segni, dentro è già tutto fatto. Una bella mattina ti svegli, ti guardi nello specchio - lo stesso nel quale ti sei lavato, fatto la barba e pettinato tutti i santi giorni degli ultimi sessant’anni - e quello che eri non c’è più. Scomparso. Così, semplicemente, come acqua di salina: è evaporata e tutto quello che è rimasto sono bianchi granelli di sale. Al tuo posto c’è un gentile signore con i capelli bianchi, la pelle ancora liscia - anche se così sottile da essere quasi trasparente - e due occhi che provano a sorridere e a convincerti che sei ancora tu e che, in fondo, le cose non vanno poi tanto male. Ma, se fosse davvero così, che bisogno ci sarebbe di convincerci?».
Questi stessi pensieri alla fine lo avranno attraversato. Posso solo sperare che l’aldilà esista, e che Silvio e mio padre si possano incontrare, e continuare a parlare.Per me sarebbe un consolazione, rimanendo qui, anche per lui, a combattere.
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