Pugni in pancia a una ragazza incinta per costringerla a rubare, coltelli puntati a dodicenni e tredicenni per obbligarle a non tornare a casa senza un bottino minimo giornaliero di 2.500 euro. È la drammatica realtà emersa dall’inchiesta dei carabinieri di Venezia, conclusasi con 23 misure cautelari emesse dal Gip Lea Acampora su richiesta del pm Giorgio Gava. Solo sei persone sono state rintracciate finora, a testimonianza della complessità dell’operazione.
Le indagini, iniziate nell’estate del 2023 e protrattesi fino alla fine del 2024, hanno portato alla luce un gruppo criminale organizzato composto per lo più da donne e uomini di origini bosniache e croate, senza fissa dimora. I reati contestati vanno dal furto in concorso a violenze e minacce, lesioni, indebito utilizzo e falsificazione di carte, ricettazione e riciclaggio. Per venti donne e tre uomini sono scattate le misure cautelari, segnando la prima volta a Venezia in cui un’inchiesta di questo tipo supera il ciclo continuo di arresti in flagranza e scarcerazioni.
Un’impresa titanica rintracciare gli indagati
Degli indagati, una donna è già in carcere alla Giudecca, mentre per altri tre soggetti detenuti all’estero, due in Croazia e una in Ungheria, è stata richiesta la collaborazione delle polizie locali per notificare i provvedimenti italiani. Due misure di divieto di dimora sono state emesse, una nel veneziano e una a Roma, dove una delle indagate è stata rintracciata grazie ai carabinieri locali. L’esecuzione delle 23 misure si è rivelata difficile: già durante gli interrogatori preventivi previsti dalle nuove norme, nessuno degli indagati si era presentato.
32 borseggi per 50 mila euro
Le indagini hanno ricostruito 32 borseggi, con un bottino complessivo di circa 50 mila euro, commessi soprattutto in luoghi affollati. Le bande operavano secondo schemi consolidati: scudo umano con i complici e apertura di zaini e borse dei turisti, sottraendo denaro di ogni valuta, cellulari, accessori e gioielli. Un episodio rilevante è avvenuto in stazione a Venezia, dove un colpo fruttò 30 mila euro in gioielli ai danni di un turista americano.
Nei clan, i tre mariti avevano ruoli logistici: accompagnavano le presunte ladre in treno o autobus verso il centro storico, accudivano i figli delle donne e gestivano anche il cambio delle valute estere, spesso nei centri commerciali. Un esempio emblematico si è verificato il 6 luglio 2023 all’Outlet di Noventa, dove un gruppo cambiò oltre 8.800 euro in diverse valute straniere.
Botte e minacce interne al clan
Le donne più grandi erano il terrore delle più piccole, picchiandole e minacciandole prima di mandarle a rubare. Alcune erano particolarmente aggressive sia verso le altre del clan che non rispettavano i “target” giornalieri, sia verso i passanti che cercavano di ostacolare i furti. In un caso, tre indagate hanno aggredito una donna che aveva sventato un borseggio in stazione, procurandole una frattura a un dito con prognosi di 30 giorni.
Per otto indagate il Gip ha disposto il carcere, altre otto hanno ricevuto divieti di dimora in Veneto, sei nel Veneziano, e un’altra misura prevede l’obbligo di dimora a Genova. L’operazione ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra forze dell’ordine e cittadini: le segnalazioni di associazioni come Veneziani Non Distratti hanno contribuito in modo determinante.
Il presidente del
Veneto, Luca Zaia, ha commentato: "Ringrazio i carabinieri e la procura per la complessa operazione. Un risultato che dà risposte ai tanti cittadini che attendevano un segnale forte dallo Stato".