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Vernice nera contro il ministero del Lavoro. Il blitz degli ecovandali a Roma

Ultima generazione, per usare il linguaggio a loro caro, ha "sanzionato" il ministero del Lavoro spruzzando vernice nera sulle pareti per manifestare contro le morti sul lavoro

Vernice nera contro il ministero del Lavoro. Il blitz degli ecovandali a Roma
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Ancora un blitz vandalico di Ultima generazione contro un palazzo istituzionale. Questa volta è stato il turno del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per il quale gli attivisti hanno utilizzato lo stesso identico modus operandi già visto pochi giorni fa al ministero della Giustizia e quello della Salute. Un elemento emerge dalle nuove azioni degli eco-vandali: a fronte delle nuove sanzioni imposte a chi imbratta il patrimonio artistico e culturale, hanno cambiato obiettivi e ora si concentrano sui palazzi ministeriali. Questa mattina, un gruppo di due attivisti armati di estintore modificato, loro migliore alleato, si sono presentati in via Veneto per spruzzare vernice nera sulla facciata dell'edificio, venendo immediatamente bloccati dai poliziotti in servizio di sicurezza presenti davanti alla sede ministeriale.

La vernice nera, che altro non è che liquido a base di carbone vegetale comunque capace di macchiare la superficie, soprattutto se questa è porosa, in base al significato della loro "sanzione" è stata spruzzata per protesta contro le morti sul lavoro. "560 mila infortuni sul lavoro e 1041 morti", si leggeva in uno degli striscioni esposti dagli stessi. E aggiungono, creando allarmismo, senza far cenno al concetto di media: "Questo significa che oggi stesso due persone moriranno sul posto di lavoro". Ma non solo, perché gli attivisti, che sono comunque derivanti dagli ambienti degli integralisti dell'ambiente e del cambiamento climatico, sanno già cosa accadrà nel prossimo futuro: "Il numero è destinato ad aumentare con l'arrivo dello stress di calore questa estate".

Il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, con una nota ha espresso la sua ferma condanna al gesto di Ultima generazione, definendolo come "un gesto irresponsabile, che non solo danneggia un edificio appartenente al patrimonio pubblico, ma rappresenta anche una grave mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni e dei cittadini tutti". Il viceministro ha, quindi, aggiunto che "è legittimo manifestare il proprio dissenso, ma le azioni devono sempre rimanere nell'alveo della legalità". Invece, quando visto oggi al ministero del Lavoro e nelle altre sedi istituzionali, "l'uso di questa violenza e del vandalismo non può e non deve mai essere giustificato in una società democratica come quella in cui viviamo. Ringrazio sentitamente le forze dell'ordine, polizia e carabinieri, intervenute per fermare il blitz ambientalista".

Inoltre, tre giornalisti, un fotoreporter del Corriere della Sera, una giornalista del Fatto Quotidiano e un giornalista de La7, fermati mentre stavano andando a documentare l'azione di Ultima generazione, riferiscono: "La polizia ci ha fermato mentre ci stavamo dirigendo verso il luogo dove c'erano gli attivisti di Ultima Generazione e, dopo averci chiesto i nostri documenti di riconoscimento, che

abbiamo mostrato dicendo che eravamo giornalisti, ce li hanno ritirati e, dopo averci portato al commissariato di Castro Pretorio, ci hanno tenuto per un'ora in camera di sicurezza, con la porta aperta".

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