"Non ve ne frega nulla di Gaza". Vespa contro il portavoce della Flotilla

A Porta a Porta scontro durissimo tra il conduttore e Tony La Piccirella. Al centro della polemica il rifiuto della proposta del cardinale Pizzaballa di scaricare gli aiuti a Cipro

"Non ve ne frega nulla di Gaza". Vespa contro il portavoce della Flotilla
00:00 00:00

Uno scontro dai toni infuocati è andato in scena ieri sera nello studio di Porta a Porta, dove il conduttore Bruno Vespa ha affrontato a muso duro, in diretta televisiva, Tony La Piccirella, portavoce della Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria internazionale che sta tentando di raggiungere la Striscia di Gaza via mare. L’intervista, partita come un confronto sul piano politico e logistico, si è presto trasformata in un botta e risposta durissimo, culminato con un’accusa senza precedenti. “Vi posso dire che non ve ne fotte niente delle persone che sono lì? A voi interessa aprire un canale con Israele che Israele non avrebbe mai aperto”, ha dichiarato Vespa, scatenando una bufera mediatica.

Il botta e risposta

Il momento di rottura è arrivato quando il conduttore ha citato la proposta del cardinale Pierbattista Pizzaballa, che aveva suggerito di lasciare gli aiuti a Cipro per permettere al Patriarcato latino di Gerusalemme di occuparsi della loro consegna. “Se vi fidate di Pizzaballa, perché non gli date gli aiuti? Lui ha detto lasciateli a Cipro e li prendiamo noi”, ha incalzato Vespa. La risposta di La Piccirella non si è fatta attendere. “Quella proposta è non conforme alla natura della missione”, ha ribattuto facendo esplodere l’irritazione del conduttore, che ha continuato con tono sarcastico: “Quelli prendevano gli aiuti e li portavano ai ‘poveracci’ di Gaza. Buona navigazione”. Subito dopo, il collegamento è stato interrotto bruscamente, lasciando interdetti sia gli spettatori sia gli altri ospiti in studio.

Una missione sotto assedio

La Global Sumud Flotilla è composta da diverse navi partite da porti europei e mediterranei, con a bordo attivisti internazionali, operatori umanitari e parlamentari, tra cui anche italiani. L’obiettivo dichiarato: rompere simbolicamente il blocco navale imposto da Israele e consegnare aiuti umanitari direttamente a Gaza. Ma il governo italiano e la diplomazia vaticana hanno espresso forti riserve sull’iniziativa, ritenuta ad alto rischio e potenzialmente strumentalizzabile. Da qui, la proposta – ora rifiutata – di fare scalo a Cipro per un passaggio “sicuro” degli aiuti. Secondo i portavoce della missione, però, accettare quel compromesso significherebbe legittimare il blocco navale, vanificando l’intera operazione. “Siamo qui per affermare il diritto internazionale e il principio che nessuna popolazione può essere assediata con il silenzio della comunità internazionale”, ha spiegato La Piccirella prima dell’interruzione del collegamento.

La situazione in mare: tensione alle stelle

Nel frattempo, secondo quanto riferito dalla stessa Flotilla, una delle imbarcazioni ha dovuto effettuare una manovra d’emergenza per evitare una nave militare israeliana che si sarebbe avvicinata in modo “aggressivo” nelle acque internazionali. L’episodio – ancora non confermato da fonti indipendenti – ha alimentato la preoccupazione per la sorte degli attivisti, mentre l’Italia ha annunciato che ritirerà l’accompagnamento navale una volta che le navi raggiungeranno le 150 miglia nautiche dalle coste di Gaza, lasciandole di fatto esposte a possibili interventi militari.

Reazioni politiche e social

Lo scontro in diretta ha subito polarizzato il dibattito sui social e nei palazzi della politica. I sostenitori della Flotilla hanno denunciato l’aggressività di Vespa e l’uso del termine “poveracci”, definito“paternalista e irrispettoso” verso la popolazione palestinese. Esponenti dell’opposizione, tra cui Elly Schlein del Pd, hanno chiesto al governo di “assicurare protezione ai cittadini italiani coinvolti nella missione”. Dall’altra parte, alcune voci della maggioranza hanno condiviso lo scetticismo di Vespa, parlando di una “provocazione mascherata da missione umanitaria”.

La posta in gioco

In attesa che le navi della Flotilla raggiungano il punto critico – le acque limitrofe a Gaza – si moltiplicano gli appelli internazionali alla prudenza. Ma per gli attivisti, fare marcia indietro significherebbe cedere a una narrazione che confonde aiuti umanitari con atti di ostilità.

Il caso ha ormai superato il livello operativo e si è trasformato in una battaglia simbolica tra due visioni del diritto, della solidarietà e del ruolo dei media. In questo quadro, lo scontro Vespa–La Piccirella diventa più che una polemica televisiva: è lo specchio di una frattura profonda che attraversa politica, giornalismo e società civile.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica