
Domani saranno passati due anni esatti dalla scomparsa di Kata, la bimba sparita a Firenze dall’hotel Astor, occupato abusivamente da decine di persone, tra cui la sua famiglia. Cerchiamo di parlare con Catherine Alvarez, la sua mamma, ma per delicatezza «dirottiamo» l’intervista sul suo braccio destro, la criminologa Stefania Sartorini, che la segue dal giorno della scomparsa.
Come sta Catherine?
Soffre terribilmente, ha mal di testa ricorrenti e aspetta risposte che non arrivano. Questi sono giorni no, non sta bene. Tutto peggiora quando si avvicina un anniversario, che sia il 10 giugno o Natale o il giorno del compleanno di Kata, che il 16 aprile avrebbe compiuto 7 anni».
Dove trova la motivazione per andare avanti?
Ha un altro figlio, Lenny, 12 anni. E si è avvicinata, con tutta la famiglia, a una comunità di evangelisti sudamericani. Questa scelta la sta aiutando. Ma dopo un dolore del genere la vita si ferma».
Catherine nutre ancora speranze?
«Spera. Secondo lei la ’sua piccola principessa’ è viva. È pronta a lottare, continua a cercare e pubblicare appelli sui social. Non si arrende».
Una mamma non si arrende mai. Lei che idea si è fatta di questa storia?
«Gli inquirenti hanno detto fin dall’inizio che Kata è stata portata via per vendetta. Io invece vedo un sequestro organizzato. La bambina è stata curata a lungo, chi ha agito conosceva i suoi orari, le sue abitudini, sapeva che trascorreva molto tempo senza essere controllata. E sicuramente c’era qualche infiltrato nell’hotel. Un’organizzazione talmente studiata che ancora non si è capito come la bambina sia uscita dall’hotel e da dove. Credo sia stata sequestrata per incanalarla nella prostituzione o cose affini: è una bambina bella e sana. E credo anche sia passata di mano in mano, per questo sembra essere evaporata nel nulla».
Crede sia troppo tardi per trovarla?
«Credo sia tardi per trovare i responsabili. Sono stati fatti molti errori nelle prime indagini. Basti pensare che il Dna sul peluche di Kata è stato cercato e analizzato solo un anno dopo, senza che il pupazzetto venisse repertato e conservato per le analisi. È stata del tutto trascurata una maglietta della bambina sporca del suo vomito. In quei giorni la piccola aveva avuto vari episodi di nausea. Insomma, quell’indumento avrebbe potuto raccontare qualcosa di utile».
A che punto sono le indagini?
«Tre mesi fa sono stati chiamati in procura i due zii di Kata, indagati, e il padre, che è in carcere per altre questioni. Ma niente».
Che fine ha fatto l’hotel Astor?
«È stato sgomberato e messo all’asta. Da poco è stato venduto a un nuovo proprietario».